sabato 31 gennaio 2009

Academy of European Medioval Tornament

about AEMMA
bout AEMMA

The Academy of European Medieval Martial Arts or AEMMA (pronounced "ehma"), is a historical European martial arts school focused on the research, reconstruction and resurrection of authentic medieval martial arts of all fighting styles (armed, unarmed, armoured and unarmoured), firmly based on the works of the late 14th century Friulian swordsmaster by the name of Fiore dei Liberi, demonstrating the deadly practicality and effectiveness of the art as it applies to today's personal self-defense.

AEMMA was initially created in May of 1998 in Toronto and under the laws of Ontario's Corporations Act and the Regulations of the Ministry of the Attorney General, was incorporated as a not-for-profit corporation (NPO Corporation Number: 1468524) in May 28, 2001. It has as its mission:

"The mission of AEMMA is to resurrect the combat skills, philosophies and principles of an accomplished European Medieval martial artist and to achieve a state which would be consistent with that of a medieval warrior in both technology and ideal."



The Academy of European Medieval Martial Arts or AEMMA (pronounced "ehma"), is a historical European martial arts school focused on the research, reconstruction and resurrection of authentic medieval martial arts of all fighting styles (armed, unarmed, armoured and unarmoured), firmly based on the works of the late 14th century Friulian swordsmaster by the name of Fiore dei Liberi, demonstrating the deadly practicality and effectiveness of the art as it applies to today's personal self-defense.

AEMMA was initially created in May of 1998 in Toronto and under the laws of Ontario's Corporations Act and the Regulations of the Ministry of the Attorney General, was incorporated as a not-for-profit corporation (NPO Corporation Number: 1468524) in May 28, 2001. It has as its mission:

"The mission of AEMMA is to resurrect the combat skills, philosophies and principles of an accomplished European Medieval martial artist and to achieve a state which would be consistent with that of a medieval warrior in both technology and ideal."

giovedì 29 gennaio 2009

I miei video su YuoTube

Presento su Youtube alcuni dei miei video naturalistici del territorio comunale di Cagli

mercoledì 28 gennaio 2009

Pagine Web con simulazioni tecniche Gran simulacro

Plate 7's Intelligent Play (falso followed by mandritto) from Capo Ferro's Gran Simulacro

Combattimenti in video

Ridolfo Capo Ferro ("ironhead") of Cagli was a fencing master in the city of Siena who published a rapier fencing manual in Italian in 1610, entitled - "Great Representation of the Art and Use of Fencing / by Ridolfo Capo Ferro of Cagli / Maestro of the Most High German Nation / In the Famous City of Siena / Dedicated to the most Serene Signore Don Federigo Feltrio delle Rovere / Prince of the State of Urbino."

lunedì 26 gennaio 2009

Tavole Iniziali del GRAN SIMULACRO





Video foto Vicolo Capoferro e Via F.M. Tocci a Cagli




Manoscitto Originale Gran Simulacro

http://mac9.ucc.nau.edu/manuscripts/capoferro.pdf

Su  questo  link  si  puo' visionare  e scaricare  le  immagini  originali  del  testo  di  Rodolfo Capoferro da  Cagli  in  formato pdf.  


Il  testo  è  in  vendita  come  originale  sul  sito  di  Amazon http://www.amazon.co.uk/Italian-Rapier-Combat-Ferros-Simulacro/dp/1853675806  a  615  euro.

La  copia moderna  è  in  vendita  sul  sito  http://www.lultimodeitemplari.com/node/1681  o  sul  sito  www.senecaedizioni.com/index.php?pageid=prodotti&prodottiid=34 - 32k 

Usate  un  motore  di  ricerca  e  avrete  sorprese  su  quanto  sia  conosciuto  questo  nostro  Grande  concittadino

Vicolo Capoferro in Cagli





Il Gran Simulacro dell'arte dell'uso della scherma

Ridolfo Capoferro da Cagli

Gran Simulacro

dell’arte e dell’uso della scherma

 

 

 

 

AL SERENISSIMO SIGNORE DON FRANCESCO

MARIA FELTRIO DELLA ROVERE

DVCA SESTO D’VRBINO.

OGNI Padre (Serenissimo Signor Duca) acciò che i figliuoli suoi

acquistin reputatione, procaccia lor qualche luogo in qualche nobil Corte e

di qualche protetione li provede, la maggiore che può. Così fo io, il quale,

trovandomi il presente libro d’Ammaestramenti di Scherma, parto della

parte migliore di me stesso, procuro di mandarlo in Corte, e perchè son più

cari d’ogn’altro i parti dell’intelletto, supplico V. A. a concedergli qualche

luogo nella sua Corte, la quale essendo un perfetto compendio del mondo,

considerato perfetto, mostra in sè quanto di bello e di buono si trova nel

mondo istesso, e dedicandolo al Serenissimo DON FEDERIGO suo Figlio, il

raccomando alla sua protetione; il quale, benchè fanciullo in fasce, e scherzi

e rida, par nondimeno che ci ravvolga per le sue mani trionfi e spoglie e,

come novello Alcide, con pargoletta mano, non ancor pari alle voglie,

minaccia l’Idra, uccide i Serpenti, poichè nell’aspetto suo generoso rilucer

si vede la grandezza de’ suoi maggiori, la magnanimità, il valore e l’innumerabili

altre virtù che hanno stancati i maggiori e più famosi Istoriografi, e

che lui renderanno, sopra ogni nominato Principe, e nominato ed illustre,

alla quale eminenza si basterebbono in vero le sole virtù dell’A. V., in

numero ed in qualità così grandi che ella può venir direttamente chiamata

imitator diligente della perfettione di DIO. Non si maravigli dunque l’A. V.

se io bramo d’introdur nella sua Serenissima Casa e d’appoggiare alla protetion

del Serenissimo PRINCIPE suo Figliolo quaesto mio libro, ma considerando

qual sia la forza dell’affetto paterno mi scusi dell’ardimento mio.

Io, certamente considerata la singolar benignità molto propria di V. A. e del

suo Serenissimo Sangue, non posso non fermamente sperare che l’AA. VV.,

senza riguardar la bassezza del suggetto, il favoriranno compiutamente del

potentissimo favor loro. Ma dove pur non fusse convenevole all’Altezza

loro ricevere a tanta gratia cotanta bassezza, consentino almeno (di che

humilmente le suplico) che starsene possa nella publica sala del lor Regio

Palazzo e ne gli altri publici luoghi del loro ampio Dominio, chè molta gloria

etiamdio sarà il poter solamente haver luogo fra quegli che si sono

humilmente dedicati a servire e riverire le VV. SS. AA., alle quali prego dal

Signore Iddio intera e perpetua felicità.

Di Siena, il dì 8. Aprile. 1610.

Di V. A. S. Umilissimo Suddito e Devotissimo Servo

Ridolfo Capoferro da Cagli

3

A I B E N I G N I L E T T O R I

RIDOLFO CAPOFERRO DA CAGLI

NON è la mia intentione di tenervi a bada con pompose & splendide

parole nel raccomandarvi la professione dell’arme, che io fo. Essa, sublimata

nel debito grado al suo merito, da per sè si pregia & honora assai, & tuttavia

loda & commenda la grandezza & il valor di quegli che degnamente

portano la spada a lato. Tra i quali, hoggi gloriosamente risplende

l’Illustrissimo Signor SILVIO PICCOLOMINI Gran Priore della Religione de’

Cavalieri di Santo Stefano in Pisa & Generale dell’Artiglierie e Mastro di

Camera di S. A. S., perciò che non pure è fornito, a pieno & con meraviglioso

avantaggio di questa, della spada, ma ancora d’ogni altra arte

Cavalleresca, come l’heroiche sue attioni appresso l’istesso, con istupore di

tutti, appresso si manifestano. Ma per tornare alla spada, dico ella essere

arme sopra ad ogn’altra nobilissima, nel cui maneggio il più dell’industria

dell’arte della Scherma honoratamente s’impiega, perciò che secondo il mio

giuditio il portar l’arme solo non fa l’opera intera; & non è quello che fa

essentiale differenza da un huomo compiutamente valoroso a un vile &

codardo, ma sì bene la professione, ch’altrui fa di saperle adoprare valorosamente

in legittima difesa di se stesso & della Patria sua, la quale veramente

nessuno può fare con suo honore, se prima non s’humilia & sottomette

alle leggi & regole della disciplina della scherma; la quale a guisa di

cote affinando & assottigliando il valore, lo riduce al colmo della sua vera

perfettione. Laonde essendo questa scienza sì lodevole & tanto pregiata che

soperchio, anzi opera perduta, sarebbe voler prendere l’assunto di raccontare

tutte le sue eccellenze, non credo che in me habbia da cadere veruna

riprensione perchè mi sia messo a stringerla nei termini di certi brevi, infallibili

& ben ordinati precetti, schivando al più possibile la cieca & oscura

confusione, l’ingannevole e fallace incertezza & la disutile ed ambitiosa

prolissità. Hora, sì come per la conoscenza delle deboli forze mie non presumo

che la felicità del successo habbia del tutto risposto al fervore del mio

ardentissimo desiderio, così m’assicuro che la mia honesta & cordial fatica

non mi sia riuscita vana a fatto, rimettendomi in ciò al paragone di chi

innanzi me trattarono il medesimo suggetto. Per la qual cosa, confidato

nella virtù di quello dal cui favore tutte le gratie in noi discendono, spero

fermamente che da questi miei più fedeli che appariscenti ammaestramenti,

sia per tornare non meno a voi utile e diletto, che a me una piccola particella

di quel dolce saggio della vera gloria, che a gli animi grati sempremai piace

di cortesemente porgere a chi con sincerità di cuore si va continuamente

affaticando ne’ loro honorati servigij.

4

T A V O L A G E N E R A L E

D E L L’A R T E D E L LA S C H E R M A

1 Capitolo primo della scherma in generale.

2 Nel secondo Capitolo si contiene la difinitione della scherma &

la sua dichiaratione.

3 Nel terzo si abbraccia la division della scherma & si tratta della

sua prima parte, ch’è posta nella conoscenza della spada.

4 Nel quarto si tratta della seconda parte della scherma & della

misura.

5 Nel quinto si ragiona del tempo.

6 Nel sesto si tratta della positura della persona & primieramente

della testa.

7 Nel settimo si tratta della vita.

8 Nell’ottavo delle braccia.

9 Nel nono si tratta delle coscie, gambe, piedi & del passo.

10 Nel decimo si ragiona della difesa & della guardia.

11 Nell’undecimo si tratta del cercare la misura stretta.

12 Nel duodecimo si tratta del ferire.

13 Nel decimoterzo del pugnale.

5

C A P I T O L O I

Della scherma in generale.

1 Non è cosa al Mondo alla quale la Natura, savia Maestra & benigna

Madre dell’universo, con maggior ingegno & più sollecitudine riguardi che

alla conservatione di se stessa, della quale essendo l’huomo, sopra ad

ogn’altra, nobilissima creatura, mostrandosi molto tenera della sua salute, lo

provvide, come di singolar privilegio, della mano, con la quale non solamente

va procurando tutte le cose necessarie per sustentatione della vita, ma

si arma ancor di spada, nobilissimo instrumento di tutti, per riparare &

difendersi con essa contra qual si voglia assalto di forza nemica, però

secondo la dritta regola del vero valore & dell’arte della scherma.

2 Onde si puote chiaramente discernere quanto all’huomo sia necessaria,

utile & honorata la detta disciplina & come che ad ogn’uno faccia

mestieri, & stia bene a quegli, & massimamente richiesta, i quali armati di

singolar valore sono inclinati alla nobile professione della militia, alla quale

questa scienza è sottoposta, guisa di disciplina alternativa, o servente, sì

come la parte al tutto & il fine di mezzo all’ultimo fine è suggetto.

3 Il fine della scherma è la difesa di se stesso, dalla quale ancora prese

il suo nome, perchè schermire non vien a dire altro che difesa, e schermo &

difesa sono parole di medesimo significato; onde si conosce il pregio, &

l’eccellenza di questa disciplina, che ad ogn’uno debba essere tanto cara

quanto ama la sua propria vita & la salute della Patria sua, essendo obbligato

a spender quella amorevolmente & valorosamente in servitio di questa.

4 Indi si vede ancora che la difesa è la principale attione nella scherma

& che nessuno debba procedere all’offesa, se non per la via della legittima

difesa.

5 Le cause efficienti di questa disciplina sono quattro: la Ragione, la

Natura, L’Arte & l’Esercitio. La Ragione come dispositrice della Natura. La

Natura come virtù potente. L’Arte come regola & moderatrice della Natura.

L’Esercitio come ministro dell’Arte.

6 La Ragione dispone la Natura & il corpo humano alla scherma e sua

difesa; nella Ragione si considera il giuditio & la volontà. Il giuditio discerne

& intende quello che deve fare per sua difesa. La volontà l’inclina & stimula

alla conservatione di se stesso.

7 Nel corpo, il quale a guisa di servitore esseguisce i comandamenti

della Ragione, si considera nella persona la giusta grandezza, nell’occhio la

vivezza e nelle gambe, nella vita e nelle braccia la scioltezza, gagliardezza e

prestezza.

8 La Natura dispone & prepara la materia e l’abbozza e l’accommoda

alquanto per ricever l’ultima forma & perfettione dell’Arte.

9 L’Arte regola la Natura & con più sicura scorta ci guida per l’infallibile

verità e per l’ordine de’ suoi precetti alla vera scienza della nostra difesa.

10 L’Esercitio conserva, augmenta, istabilisce le forze dell’Arte, della

6

Natura & oltre la scienza partorisce in noi la prudenza in molte particolarità.

11 L’Arte riguarda alla Natura & vede che per la poca capacità della

materia non può fare tutto ciò che intende di fare & però considera in molti

particolari le sue perfettioni & imperfettioni, & a guisa d’Architetto ne prende

& fa qualche bel modello e così affina & assottiglia le cose della natura

dirozzate, riducendola a poco a poco al colmo della sua perfettione.

12 Dalla Natura l’Arte ha preso, nel difendersi, il passo ordinario, la

guardia terza per stare in difesa & la seconda & quarta per offesa, il tempo o

la misura, sì come ancora la positura della persona con la vita, hora posata

nella gamba manca per difendersi, hora spinta innanzi e caricata nella gamba

dritta per offendere.

13 Perchè senza dubbio le prime offese furono quelle della pugna, nel

fare alle quali si vede il passo ordinario, la terza, la seconda e quarta; si vede

ancora che molti sanno fare alle pugna molto a tempo & a misura.

14 Contro questa offesa delle pugna, senz’altro fu trovato dall’Arte il

bastone &, non bastando ancora questa difesa, il ferro; e credo io che di questa

materia si facessero di mano in mano molt’armi diverse, ma sempre una

più perfetta dell’altra, secondo che moltiplicavano le offese, in fin che fu trovata

la spada, arme perfetta & proportionata alla giusta distantia, nella quale

i mortali naturalmente si possono difendere.

15 L’armi che di lunghezza eccedono la distantia della difesa & offesa

naturale sono scommode & abborescenti dall’uso della conservation Civile,

e le troppo corte son insidiose e con pericolo di vita; per il che nelle

Repubbliche fondate nella Giustitia delle buone leggi e dei buoni costumi

sempre fu & è proibito di portar l’arme, onde possano nascere tradimenti &

disaveduti homicidij. Anzi nella Republica Romana antica, ov’era idea d’un

buon governo, fu del tutto interdetto l’uso dell’armi & a nessuno per nobile e

grande che fosse era lecito portare la spada o altr’arme fuor che nella guerra,

& contro quelli che a tempo di pace si trovavano con armi, procedevano

come contro omicidiali.

16 Et i soldati Romani, subito che arivavano a casa deponevano l’armi

insieme con l’habito soldatesco & repigliavano la veste lunga e Civile &

attendevano alli studij & all’arti della pace, perchè nissuno Romano esercitava

il corpo (come dice Sallustio) senza l’ingegno: ogn’uno attendeva oltre

allo studio della guerra ad uno offitio della pace, per cui desiderio le gravezze

della guerra si sopportano; & però subito finita la guerra non s’intendeva

più nè Capitano, nè soldato, nè soldo nessuno.

17 A questi tempi i soldati sono di maggior gravezza a i Principi & alle

Signorie & maggiormente a i Popoli nel tempo della pace che della guerra,

& perchè non sono avezzi ad altri studij che a quelli della guerra, odiano la

pace & il più delle volte si fanno autori de turbolenti e cattivi consigli.

18 Ma tornando alla nostra materia, dico che la spada sia arme utilissima

& giustissima, perchè è proportionata alla distantia nella quale naturalmente

si fa l’offesa & tutte l’arme quanto più si discostano da questa distanza della

difesa & offesa naturale, tanto sono più bestiali & più avverse alla natura &

7

però inutili alla conservation Civile: una è la strada della virtù & della vera

ragione, è quella faticosa & aspra, dalla quale la Natura mai si diparte; al

vitio & all’ignorantia si discorre e sdrucciola per molte vie; una è la linea

retta, la quale non sa fare se non l’artefice, le linee oblique sono infinite & le

può fare ogn’uno. Onde vediamo a’ nostri tempi multiplicarsi l’offese e le

difese in infinito; l’arte & l’industria humana da principio imita la Natura &

mentre che seguita l’orme sue è utile & giovevole al vivere humano, ma

subito ch’esce dalle pedate della Natura incomincia a tralignare dalla nobiltà

della sua origine & si precipita per li trabucchi della nocevol curiosità e

sprofonda la generation humana nell’abisso dell’ignoranza, conducendola

dal secolo d’Oro nella bruttura del fango.

19 Dalle forze della Natura, dell’Arte & dell’Esercitio, come cause efficienti

della difesa delle quali fin’hora habbiamo trattato, nasce ogni vantaggio

& disvantaggio dell’armi, ma principalmente deriva dalla giusta altezza

della persona & dalla lunghezza della spada, perchè un huomo grande di persona

& che porta una spada proportionata alla sua altezza, senza dubbio

verrà prima a misura. In riguardo di questo, per soccorrere all’imperfettione

naturale di quegli che si trovano inferiori di grandezza, credo che sia prohibito

in certi paesi di fare una lama di spada più lunga dell’altra, chè non pare

cosa giusta che quello ch’è di natura superiore si prevalga ancor dell’avantaggio

dell’Arte, dovendo bastare il privilegio della Natura, il quale, senza

manifesta indegnità, volendogli pareggiare con li più piccoli, non se li può

torre in generale con attribuire una spada meno lunga a loro che alli piccoli, i

quali per aventura potrebbono havere altri vantaggi dall’arte & dall’esercitio

che avanzassero quelli della natura; a’ quali casi la prudenza humana non è

sufficiente a provedere così in particulare.

20 L’arte della scherma è antichissima & fu trovata a i tempi di Nino Re

delli Assiri, il quale per uso e avantaggio dell’armi si fece Monarca & patrone

del Mondo; dalli Assiri con la Monarchia passò a’ Persiani la lode di questo

esercitio, per il valore di Ciro; da’ Persiani pervenne a’ Macedonesi, da

questi a i Greci, da i Greci si fermò ne’ Romani, i quali (come testimonia

Vegetio) menavano in Campo Maestri di scherma, i quali nomavano Campi

ductores, vel doctores, che vuol dire guide o Maestri del Campo; & questi

insegnavano a’ soldati di ferire di punta e di taglio contro a un palo. Hoggidì

noi Italiani parimente portiamo il vanto nell’arte della scherma, ben che più

nelle Scuole che in Campo, e nell’uso della Militia, atteso che a questi tempi

le guerre si fanno più con l’artiglierie e con gl’archibusi che con la spada, la

quale per altro non serve che per esequire la vittoria.

21 Questa disciplina è arte e non scienza, preso però il vocabolo “scienza”

nel suo stretto significato, perchè non tratta delle cose etterne & Divine

& che trapassino le forze dell’arbitrio humano, ma è arte, non fattiva nè

manuale, anzi attiva & ministra molto stretta della scienza civile, perchè li

suoi effetti passano insieme con l’operation sua, a guisa della virtù, & essendo

passati non lasciano nessuna sorte di lavoro o di manifattura, come usano

di fare l’arti meccaniche & plebee, le quali tutte, quantunque alcune di esse

8

con il nome della nobiltà si celebrano, di gran lunga trapassa & avanza.

22 La materia della scherma sono i precetti di ben difendersi con la

spada; la sua forma e l’ordine & la verità delle sue regole, sempremai vere, è

infallibile.

23 Ma è tempo hormai che raccogliendo il tutto che fin’hora habbiamo

detto in brevi parole, veniamo a porre il fondamento di questa disciplina, il

quale è la sua & propria difinitione, di cui incaminaremo & indirizzaremo il

rimanente de tutti i suoi precetti.

1

nobilissimo: il più nobile

2

faccia mestieri: sia necessario

10

particolarità: casi particolari

11

però: perciò

della natura dirozzate: sgrezzate dalla natura

13

pugna: combattere a mani nude

15

abborescenti: rigettate

disaveduti: imprevisti

omicidiali: assassini

18

esce dalle pedate: esce dal percorso

tralignare: sviare

trabucchi: trabocchetti

19

torre: togliere

20

esequire: celebrare

9

C A P I T O L O II

La difinitione della scherma & la sua dichiaratione.

24 La scherma è un’arte di ben difendersi con la spada.

25 E’ arte perchè è una ragunanza de precetti perpetuamente veri e ben

ordinati & giovevoli alla conservation Civile.

26 La verità e dispositione de’ precetti della scherma non s’ha da misurare

secondo l’ignoranza d’alcuni, che insegnano & scrivono per l’uso

lungo dell’armi che hanno & non per scienza, & però il più delle volte

fanno dell’ombra sostanza & del caso ragione, mescolando zucche con lanterne

& saltando di palo in frasca, ma si deve estimare da sè & ristretta nella

verità della sua natura.

27 L’utilità loro è manifesta, perchè insegnano il modo della difesa che

è molto naturale, giusta & honesta, & non si può dubitare del grandissimo

giovamento che arreca al vivere humano, perchè giornalmente si scorgono

manifestamente i suoi effetti. Imperocchè essendo la spada arme accomodata

a difendersi in giusta distanza, nella quale l’uno & l’altro può naturalmente

offendere, vediamo che restando i combattenti quasi sempre nella

difesa, rare volte vengano all’offesa, la quale è l’ultimo rimedio di salvar la

sua vita; il che non averebbe se l’arme fosse sproporzionata, cioè o maggiore

o minore che ricerca la difesa naturale.

28 Il fine che separa la scherma da tutte l’altre scienze è il ben difendersi,

però con la spada.

25

ragunanza: raccolta

26

l’uso lungo: l’esperienza

27

averebbe: capiterebbe

10

C A P I T O L O III

La divisione della scherma, ch’è posta nel conoscimento della spada.

29 Due sono le parti della scherma, il conoscimento della spada & il

suo maneggio. Il conoscimento della spada è la prima parte della scherma,

che insegna a conoscere la spada a fine di maneggiarla bene.

30 La spada dunque è un’arma di ferro, apuntata & atta a difendersi in

distanza, nella quale l’uno & l’altro può naturalmente & con pericolo di vita

offendere.

31 La materia della spada è il ferro, materia di difesa senza altro trovata

contra quella di legno, poco bastante a ribattere e schifar l’ingiurie che

l’uno a l’altro giornalmente usa di fare.

32 La forma sua esteriore è che sia apuntata, perchè se fosse spontata

non servirebbe a tener lontano l’aversario in distanza di offesa naturale.

33 Il fin suo è la difesa, la quale significa primieramente tener lontano

l’avversario tanto che non mi possa offendere, la qual sorte di difesa è massime

naturale, potendola mettere in opra senza danno del prossimo mio. Et

in lingua latina, come già udij dire ad un certo letterato, difender non viene

a dir altro che scansar, o ver alontanar da una cosa che potesse nocere, se

troppo si avvicinasse.

34 Dipoi la parola difendere significa offendere & ferire, che è l’ultimo

& sussidiale rimedio della difesa, caso che l’inimico trapassasse i termini

della prima difesa & s’avvicinasse talmente che io venissi in pericolo di

venir da lui offeso se io non mi provedessi; perchè di fatto che l’inimico trascorre

i termini della difesa entrando in quelli dell’offesa, non son più obligato

a portar rispetto alcuno alla conservation della sua vita, venga alla

volta mia con qual si voglia arme accomodata ad offendermi, naturalmente

pure, come dico, nella distanza di potermi arrivare.

35 Dal fin della spada, il quale è difendersi nella detta distanza, si

misura la sua lunghezza.

36 Adunque la spada ha da esser lunga quanto il braccio doi volte o

quanto il mio passo straordinario, la qual lunghezza parimente risponde a

quella che dalla pianta del mio piede infino sotto alla ditella del braccio.

37 Due sono le parti della spada, il forte & il debile. Il forte comincia

dal finimento infino a mezza lama & il debile si chiama il rimanente; il

forte è per parare & il debile per ferire.

38 Il filo è falso & dritto. Il dritto è quello che sta in giù quando la

mano sta nella sua natural positura, la quale voltandosi in fora o di dentro

fuor del suo natural sito fa il filo falso. Il primo sito, cioè del filo dritto, si

conosce nella terza, che è la positura della spada in guardia & l’altro, cioè

del filo falso, apparirà manifesto nella postura della quarta & seconda, che

sono siti di spada non in guardia, ma nel ferire.

39 Divido solamente il debile nel filo dritto & falso & non il forte, perchè

questa consideratione non accade che si faccia nel forte, che serve non

11

ad altro fine che al parare, & però se fosse senza filo e rintuzzato, non

sarebbe error nessuno; in luogo di punta nel forte è il finimento, non solamente

per impugnare la spada, ma ancora per coprirsi, e principalmente la

testa, nel ferire.

30

apuntata: appuntita

31

schifar: schivare

massime: massimamente

34

trapassasse: oltrepassasse

trascorre: travalica

alla volta mia: contro di me

36

ditella: ascella

37

finimento: fornimento

39

rintuzzato: privo di filo

12

C A P I T O L O IIII

Della misura.

40 Fin hora habbiamo ragionato della prima parte della scherma, che

consiste nel conoscimento della spada; adesso incominciaremo a trattare

della seconda parte, che è quella del suo maneggio.

41 Il maneggio della spada è la seconda parte della scherma, che mostra

il modo di maneggiare la spada & si distribuisce nella preparativa alla difesa

& nella difesa istessa; la preparativa è la prima parte del maneggio della

spada, chè mette i combattenti in giusta distanza & in convenevole postura

di persona per difendersi a tempo, & ha due parti: nella prima si ragiona

della misura & del tempo.

42 Nella seconda si tratta della dispositione delle membra della persona.

43 La misura si prende per una certa distanza da un termine all’altro,

come per essempio nell’arte della scherma si piglia per la distanza che corre

dalla punta della mia spada alla vita dell’avversario, che è larga o stretta. Di

poi si piglia per una cosa atta a misurare la detta distanza, la quale nell’uso

della scherma è il braccio naturale, che misura tutte le distanze, il quale nell’esercitio

di quest’arte ha tutte le qualità & conditioni che ad una compiuta

misura si aspettano.

44 La misura è una giusta distanza dalla punta della mia spada alla vita

dell’avversario, nella quale lo posso ferire, secondo la quale si ha da indirizzare

tutte le attioni della mia spada & difesa.

45 La misura stretta è del piede o del braccio dritto; la misura del piede

è del piè fermo o del piede accresciuto.

46 La misura larga è quando con l’accrescimento del piede dritto posso

ferire l’avversario, & questa misura è la prima stretta.

47 La misura stretta di piè fermo è nella quale solamente spingendo la

vita & gambe innanzi posso ferire l’avversario.

48 La strettissima misura è quando a misura larga ferisco l’avversario

nel braccio avanzato & scoperto, o sia quello del pugnale o quello della

spada, con il piè sinistro indietro, accompagnato dal destro nel ferire.

49 La prima misura larga è d’un tempo intiero & mezzo; la seconda è

d’un tempo intiero, la terza è d’un mezzo tempo, rispetto alle tre distanze, le

quali secondo la loro grandezza ricercano più o meno velocità di tempo; &

questo basti di haver detto della misura. Seguita hora la dottrina del tempo.

42

dispositione: postura

43

vita: corpo

45

stretta: in senso stretto

accresciuto: avanzato

46

accrescimento: avanzamento

la prima stretta: la prima misura in senso stretto

13

C A P I T O L O V

Del tempo.

50 Il vocabolo Tempo nella scherma vien a significare tre cose diverse:

primieramente significa un giusto spatio di moto o di quiete che mi bisogna

per venire a un termine definito per alcun mio disegno, senza considerare la

lunghezza o brevità di quel tempo, solo che io alla fine pervenga a quel termine.

Sì come nell’arte della scherma, per venire a misura, mi bisogna un

certo & giusto tempo di moto & di quiete, non importa se vi arrivo o presto

o tardi, purchè io giunga al luogo desiderato. Poniamo esempio che io mi

mova a cercare la misura & che io vada pian piano a trovarla & che l’avversario

mio tanto si fermi di vita che io la trovi, ben che io sia arrivato alquanto

tardi, nondimeno niente può pregiudicare al mio disegno, perchè son arrivato

a tempo, atteso che quanto spatio d’hora io mi sono mosso, tanto apunto

il mio avversario s’è fermato, così il mio moto aguaglia il tempo della

quiete del mio avversario & la sua quiete misura apunto il mio movimento,

& perchè nello stare in guardia & nel cercare la misura solo si considera la

corrispondenza del tempo che li combattenti nel moversi e nel fermarsi

scambievolmente consumano, infino che arrivano a un certo punto di misura,

per questo nelle dette attioni non viene in consideratione la prestezza del

moto & la brevità della quiete, anzi per pigliar la giusta misura è più utile

che vadino, come si suol dire, con il calzar di piombo, con la vita contrepassata

& posata sopra la gamba manca in passo ordinario, positura di vita

attissima a venire consideratamente & con rispetto a prendere la debita

misura.

51 Appresso si piglia questa parola tempo in luogo di prestezza, rispetto

alla lunghezza o brevità del moto o della quiete: così nell’arte della

scherma sono tre distanze e misure diverse di ferire & per questo ancor si

trovan tre tempi apartati; & qui non si vuol solamente considerare che si

giunga ad un certo termine, ma che si arrivi ancora con una certa prestezza

& velocità, perchè la misura larga, ch’è di piede accresciuto, vuol un tempo,

cioè una perseveration di quiete o di movimento della spada o della vita

delli combattenti, breve assai, ma non tanto breve, che la misura stretta di

piè fermo; & la strettissima misura ricerca un velocissimo tempo, perchè

ogni poco ch’io mi movo con la punta della mia spada & ogni poco che si

ferma il mio avversario nella distanza della strettissima misura mi basta ad

essequire il mio disegno; & perchè questo tempo è brevissimo, però lo chiameremo

mezzo tempo & consequentemente il tempo che si consuma nel

ferire di misura manco stretta a piè fermo verrà a fare un tempo intiero &

l’ultimo tempo che s’impiega nel ferire di misura larga, che è di piè accresciuto,

farà un tempo intero & mezzo.

52 Nel primo tempo, chè quello di cercare la misura larga, non si considera

la prestezza del moto e della quiete & però non fa mestieri di misurarlo

per mezzo tempo intiero, le qual maniere di tempi solamente si riguardano

14

nel ferire. Per la qual cosa la positura della vita nel ferire è tutto contraria a

quella che si osserva nel cercare la misura stretta, perchè la prima positura è

agiata per andare a poco a poco a cercare la misura stretta & l’altra è ardita

& con velocità si avventa a ferire.

53 Il tempo non è altro che la misura della quiete e del moto; la quiete

della punta della mia spada misura il moto della vita del mio avversario & il

moto del mio avversario con la sua vita misura la quiete della punta della

mia spada. Hora, acciò questo tempo sia giusto, bisogna che quanto spatio

di tempo si ferma la vita dell’avversario, tanto si muovi la punta della mia

spada; & così conseguentemente per essempio mi trovo in misura larga, con

animo di venire a misura stretta, hora muovo la punta della mia spada per

venire al detto termine, mentre che io mi muovo bisogna che l’avversario

fermi la sua vita e così la quiete della vita del mio avversario è la misura del

movimento della punta della mia spada. E però se io prima mi movessi a

ferire che l’avversario mio finisse di fermarsi, perchè il tempo sarebbe diseguale

mi moverei invano o non senza mio gran pericolo. Poniamo il caso

che ambidue ci moviamo a cercare la misura e l’uno & l’altro si dia ad

intendere di haverla trovata, andando ambidue ad investirsi: interviene che

l’uno & l’altro non colpisca, perchè il tempo nel quale si mossono a ferire

non fu giusto rispetto alla distanza alla quale dovevano prima arrivare; in

questo esempio si vede che il moto della mia punta misura il moto della vita

del mio avversario & il moto della punta dell’avversario misura il moto

della mia vita. Però alle volte avviene che molti si feriscono l’un l’altro di

contra tempo, essendo venuti ad un tempo eguale a misura stretta.

54 Il tempo che si ha da considerare nella misura larga richiede patientia

& quello della misura stretta prestezza nel ferire & nel partirsi.

55 Il tempo della misura stretta si perde o per mancamento della natura

o per difetto dell’arte e dell’esercitio.

56 Per mancamento della natura per troppa tardezza delle gambe, del

braccio & della vita, la qual deriva dalla debolezza o dal troppo peso della

persona, come vediamo avvenire a huomini o troppo corpolenti o troppo

sottili.

57 Per difetto dell’arte quando la misura stretta non s’impara a cercare

come si conviene, con la vita caricata in su la gamba manca, con il passo

ordinario, & con il braccio dritto disteso, perchè le cose si hanno a muovere

in compagnia, per producere ad uno effetto medesimo si debbono ancor

muovere in una giusta distanza; però se la punta della spada è molto innanzi

& la gamba addietro o se la gamba è innanzi & il braccio addietro, mai si

porterà la spada con quella prontezza, giustezza & prestezza che si richiede;

per la qual cosa quelli che in sé sproportionata distanza di membra vengono

a cercare la misura stretta, benchè vi arrivono, nondimeno non possono

essere a tempo di ferire, perchè li mancherà il miglior tempo della misura

stretta, ch’è quella della pronta giustezza o prestezza.

58 Per mancamento dell’essercitio si perde il tempo, per cagione che la

persona non è ancora bene sciolta di membra o quando li scolari prendono

15

qualche uso cattivo, andando dietro alle vanità delle finte & delle cavationi

& contracavationi & simil cose così fatte.

59 Da questo che fin’hora habbiamo detto, ogn’uno facilmente potrà

comprendere esser falsissimo quello che molti dicono, che il tempo si prenda

solamente dal movimento che fa l’aversario con la sua vita & spada, ma

che bisogni aver parimente riguardo al moto mio proprio, e non solamente

al moto mio & quel dell’avversario, ma ancora alla nostra quiete; perchè il

tempo non è solamente misura del moto, ma del moto e della quiete.

60 E concludendo questa materia del tempo, dico che ogni moto & ogni

quiete mia e del mio avversario fanno insieme un tempo, in quanto che

l’uno l’altro misura.

50

mi bisogna: mi serve

disegno: obbiettivo

aguaglia: eguaglia

che vadino: sott. “gli schermidori”

con il calzar di piombo: con i piedi di piombo, con prudenza

contrepassata: profilata

51

prestezza: velocità

apartati: diversi

essequire: eseguire

52

agiata: comoda

53

acciò: affinchè

54

partirsi: muoversi

56

avvenire: capitare

16

C A P I T O L O VI

Della persona, & primieramente della testa.

61 La testa veramente è cosa principale in questo esercitio, posta però

nel suo debito loco, perchè è quella che conosce le misure & i tempi, onde

bisogna che venga collocata in luogo ove possa far la sentinella & scoprire

il paese da ogni banda.

62 Il sito della testa, nel stare in guardia & nel cercare la misura, all’hora

è giusto & convenevole quando insieme con la spada fa una linea dritta,

perchè in questa maniera gl’occhi vederanno tutte le quieti & tutti i movimenti

della spada & della vita dell’avversario, & conosceranno subito le

parti che si hanno ad offendere & a difendere, essendo posta la testa nelle

dette parti, & però habili a gettar per tutto i raggi visuali in linea dritta, il

che non farebbono se la testa si reggesse più alta o più bassa, chè non spargerebbono

da ogni banda i suoi raggi & così non sarebbono pronti ad

apprendere o fuggire il tempo.

63 Nello stare in guardia & nel cercare la misura la testa si riposa sopra

la spalla manca, & nel ferire sopra la destra spalla si appoggia.

64 Nello stare in guardia & nel cercare la misura la testa si ha tanto a

ritirare quanto sia possibile, & nel ferire si vuole spingere innanzi, tanto

quanto si puote.

65 Nel ferire, riguarderà la testa alquanto più da un lato che dall’altro,

secondo che di dentro o di fuora si ferirà, sì che ella venga coperta dal finimento

& dal braccio della spada.

66 Altri siti & movimenti di testa che si fanno nel passare, nel fuggire

& scansar la vita in diverse sorte di guardie & in infiniti modi di ferire, non

possono ammettersi per buoni, perchè escono fuor di linea dritta, la qual da

me vien chiamata quella la quale partisce la mia vita per il fianco, insieme

con quella dell’avversario, come per il contrario linea obliqua chiamo quella

la quale fugge fuori dalla mia vita o di quella del mio avversario, sì da

una parte come dall’altra, secondo la regola della quale tutto il gioco della

scherma si ha da misurare.

61

scoprire il paese: controllare la situazione

banda: lato

62

habili: abili

66

sorte: specie

partisce: divide

17

C A P I T O L O VII

Della vita.

67 Nello stare in guardia & nel cercare la misura la vita vuol essere piegata

e pender a dietro a scarpa, sì che l’angolo che fa con la coscia dritta a

pena apparisca & la coscia manca venga a fare un angolo ottuso, sì che la

spalla manca alla linea del piè manco risponda & la dritta giustamente spartisca

per il mezzo il passo della guardia.

68 Nel ferire la vita si spinge innanzi, sì che la coscia dritta con la vita

formi un angolo ottuso & la punta della spalla risponda alla punta del piè

dritto, e la coscia & gamba manca si porti innanzi a traverso in linea obliqua,

talmente distesa che la spalla manca divida per il mezzo il passo che si

fa.

69 E quando si va a ferire, la vita vuol esser spinta innanzi in linea dritta,

sì che per la diversità del ferire di fuora & di dentro, pendendo alquanto

più dall’una che dall’altra banda, levi pochissimo dalla linea dritta.

70 Il fine perchè la vita stia così piegata è questo: prima, perchè in questo

modo più si allungano e più si cuoprano & meglio si guardano & difendono

le parti che si possono offendere, perchè un bersaglio quanto più è

discosto, tanto più è difficile a ferire; di poi, così, nel ferire si portano le

botte più lunghe, più preste & più gagliarde, chè quanto più l’offese vengono

da lontano, tanto più sono sicure & migliori.

71 Oltre alla piegatura della vita & della sua forma che prende nel mettersi

in guardia, nel cercar la misura & nel ferire, si considera similmente il

suo scanso, il quale leva della larghezza sua, sì come la piega diminuisce &

restringe la sua altezza.

72 Lo scanso della vita vuol esser tale che altri non mostri più che il

mezzo del petto, non solo nel fermarsi in guardia & nel cercare la misura,

ma ancora nel ferire, perchè quanto meno di petto si mostra, tanto più si

cammina & si ferisce in linea dritta & quanto più si scuopre, tanto più della

misura & del tempo si perde.

73 A chi piacciano le guardie e contraguardie & lo stringere di qua, di

là, di sopra e di sotto, le finte & contrafinte, i passi a traverso, li scansi delle

gambe e l’incrociate, necessariamente formano & movono la vita in molti

strani modi, li quali, come cose fatte a caso & in nessuna ragione, che stabile

& vera fosse fondata, consegnaremo a’ loro autori.

67

a dietro a scarpa: inclinata indietro

68

risponda: corrisponda

69

banda: lato

70

cuoprano: coprono

18

C A P I T O L O VIII

Delle braccia.

74 Nello star in guardia & nel cercare la misura il braccio dritto ha da

stare alquanto piegato, sì che la parte sua superiore si distenda in linea obliqua

in giù, tanto che il gombito scontri la piega della vita & risponda al

ginocchio dritto & la sua parte inferiore, retirata alquanto, formi insieme

con la spada una linea dritta.

75 Nello stare in guardia & nel cercare la misura, il braccio manco

insieme con la coscia & con la gamba sinistra ha da fare il contrappeso alla

vita e alla coscia e gamba dritta, & la sua parte superiore vuol esser distesa,

sì che risponda al ginocchio manco & scontri la piega del fianco sinistro, &

la sua parte inferiore vuol stare alquanto in sè raccolta, per aiutare a spingere,

con il suo moto, innanzi la vita nel ferire, il che non farebbe se stesse

come se fosse abbandonato.

76 Nel ferire il braccio dritto vuol esser disteso in linea dritta, voltando

la parte di sotto della mano e del braccio in su, hor di dentro hor di fuora,

secondo da che banda si ferisce.

77 Nel ferire il braccio manco vuol essere tanto disteso che faccia con il

braccio dritto una linea retta, voltandolo secondo si ferisce di fuora o di

dentro, perchè ogni poco che si portasse innanzi il braccio o che si fermasse

in linea obliqua, diminuirebbe assai della misura & della prestezza del

tempo.

78 La spada si reputa tutto un membro con il braccio & con la parte

inferiore del braccio ha da formare una linea dritta, che giustamente risponda

alla piegatura del fianco destro & ha da spartire la vita in quanto alla sua

lunghezza & larghezza in due parti uguali; però nello stare in guardia & nel

cercare la misura la ragione perchè habbia a ritornare giustamente la piegatura

del fianco è questa, che ogni volta che starà in questo sito sarà prontissima

a soccorrere a tutte le sue parti che si possano offendere, essendo che

la parte superiore, cioè quella dalla sommità della testa infino alla piega del

fianco, misuri la parte di sotto dalla piega del fianco infino al ginocchio, &

che non accade haver riguardo alle gambe, chè nella natural distanzia dell’offesa

di piede accresciuto non si possono offendere senza trascorrere

troppo con la vita in manifesto pericolo.

79 Il sito e la positura della spada nel ferire è tutt’uno con quello del

suo braccio, voltando nel ferire il filo falso in su, secondo se ferisce di fuora

o di dentro.

80 Avvertiscasi diligentemente che la punta della spada sempre guardi

le parti scoperte dell’inimico, che sono quelle del fianco dritto & della

coscia dritta, & non si lasci veruno disviare da questa intentione per lo scoprir

delle parti sinistre, che è misura & tempo fallace, potendosi levare in un

subito, il che non avviene dalle parti destre, che necessariamente fanno berzaglio.

19

81 Il braccio raccolto non è buono a stare in guardia, perchè non scuopre

bene la misura nella quale mi trova; non è parimente buono per cercare

la misura, perchè la punta della spada è troppo lontana dalla vita dell’avversario,

onde non può pigliare la giusta misura, nè manco ferire a tempo.

Oltre a ciò così ritirato il braccio non tien lontano l’aversario dalla giusta

distanza, nella quale mi può ferire & così non fa l’offitio per il quale la

spada principalmente fu trovata; similmente non è utile nel ferire, perchè

non potrà ferire nella misura di piè accresciuto, chè stando con la punta sua

tanto lontano dall’aversario non potrà giustamente pigliare detta misura, la

quale è tanto più eccellente delle misure più strette, quanto meglio è di ferire

l’aversario da lontano che da vicino. Appresso non è buono per sparare la

botta, la quale insieme con il braccio si scarica per la spinta che fa la vita

innanzi e non è vero che lo stender del braccio accresca la misura, ma sibbene

con lo stender della vita e del passo innanzi, perchè la gamba innanzi

& la vita, nel cacciar il braccio con la spada, si posa sopra la gamba manca,

sopra la quale si appoggia tutta la vita con la gamba dritta, la qual gamba

sinistra nel sparare butta innanzi la vita e la coscia sopra la gamba dritta, la

quale scambievolmente fa pilastro & contraforte, sostenendo tutto il peso

della vita spinta innanzi per sparare la botta.

82 Il braccio disteso del tutto in guardia & nel cercare la misura non

posso provare, perchè sforza la spada fuori del suo sito giusto & accomodato

a difendere la vita propria & ad offendere quella dell’aversario e nel ferire

non aiuta nel sparare la botta e la porta con meno gagliardezza; altri siti

& movimenti di braccia non desidera il gioco del ferire in linea dritta.

74

gombito: gomito

scontri: incontri

80

veruno: nessuno

fallace: ingannevole

berzaglio: bersaglio

81

contraforte: sostegno

82

provare: approvare

20

C A P I T O L O IX

Delle coscie, gambe, de i piedi e del passo.

83 Nello stare in guardia e nel cercar la misura stretta, la gamba dritta

con la coscia e suo piede guardano innanzi drittamente & pendono adietro

in linea obliqua a guisa di scarpa, & la gamba manca con la coscia e suo

piede guarda dritto verso le parti sinistre, con il ginocchio piegato al possibile,

sì che la parte di dentro del calcagnio dirittamente risponda alla punta

del calcagnio destro.

84 Nel ferire si piega il ginocchio della gamba dritta tanto quanto si

puote, sì che la gamba & la coscia vengano a fare un angolo acutissimo &

per il contario la gamba manca con la coscia si stende innanzi in linea obliqua

in guisa di scarpa.

85 Il passo è una giusta distanza delle gambe, tanto nel fermarsi quanto

nel muoversi, atto a mettersi in guardia, a cercare la misura & a ferire;

rispetto alla distanza il passo è o ristretto del tutto, o mezzo passo, o giusto

passo o straordinario.

86 Io nell’uso della scherma non fo buon passo alcuno, sol che l’ordinario,

nel quale la vita sta commoda e ben caricata in guardia, per cercare

con un poco d’accrescimento di passo la misura stretta, che volendo cercarla

con passi più piccoli la base, troppo stretta e debile, non regerebbe il peso

della vita e si sconcerterebbe; se non a poco a poco, ma con passi e mezzi

passi si cercasse la misura e perdendo il tempo, non scaricarebbe con tanta

prestezza la botta, & se pur son buoni detti passi serviranno fuor di misura

per camminare e mettersi in guardia e per ritornare in essa.

87 Il passo della scherma, noi, per miglior intelligenza, lo chiamaremo

Militare o soldatesco, dividendo nell’ordinario & straordinario. L’ordinario

è quello nel quale si sta in guardia & si cerca la misura stretta. Et il straordinario

sale quello nel quale si move alargando il passo innanzi per ferire.

88 Il passo rispetto al sito si può considerare in più modi, innanzi, adietro,

da banda e a traverso, & questo con le gambe incrociate o no parimente

si muove, o una gamba sola o ambedue, e si muovano le gambe per fare un

passo intero, o per diminuirlo, o per mutarlo di sito per sfuggire, o scansar

la vita.

89 Al mio parere non son se non dui modi principali di fermarsi e di

muoversi rispetto alle gambe. Il primo modo è quello che si aspetta alla

guardia & al cercar la misura stretta o per schivarla; l’altro serve per ferire.

90 Il passeggiar da banda non so che serva ad altro se non per fare una

bella vista e mostrare animosità e per riconoscere le forze dell’avversario;

quando altrui va a mettersi in guardia, in quest’occasione di caminare ti

potrai servire di tutti i passi stretti e giusti, ben che al mio giuditio ancora in

questo l’ordinario porti il vanto.

91 Sono ancora di quelli che se ne servono di questo caminare da banda

quando l’aversario è posto in linea obliqua con la spada per stringerlo di

21

fuora, ma al mio parere più spedita via sarebbe di cercar subito la misura

stretta in linea dritta che secondare il suo gioco fuor di regola. Alcuni se ne

servono ancora per fuggir di vita, mentre che l’avversario vien per ferirti,

incontrandolo di quarta e di seconda, o di fuori o di dentro, secondo l’occorrenza,

ma tanto potrebbono incontrarlo, havendo in consideratione il tempo

e la misura, di quarta & di seconda in linea dritta, senza traversar le gambe.

92 L’incrociate del piede manco verso le parti destre nell’inquartare

sono inutili e se ne può far di manco, perchè impediscono la vita e scortano

il moto del braccio dritto nel ferire, con perdimento di tempo; lo scanso

della gamba dritta alle parti sinistre dell’avversario per inquartare è parimente

una cosa fatta a caso e più presto serve per un amichevole assalto che

per quistione o contese.

93 Le passate non sono buone, perchè perdono di misura e di tempo

intanto che si muovi la gamba manca, chè in quel mentre la vita e la gamba

dritta con il braccio della spada non può muovere a ferire con la debita prestezza,

nè senza pericolo di risposta.

94 Le ritirate sono necessarie principalmente nel ferire, perchè nell’atto

del ferire necessariamente scopro la vita e però se io mi fermasse troppo

potrebbe facilmente avenire che l’avversario mi desse risposta.

83

a guisa di scarpa: a sostegno

86

sconcerterebbe: perderebbe stabilità

89

si aspetta: pertiene

90

porti il vanto: sia il migliore

92

scortano: accorciano

22

C A P I T O L O X

Della difesa, della guardia.

95 In fin’hora habbiamo trattato della prima parte del maneggio della

spada, la quale ci ha insegnato la giusta distanza & la vera positura di tutte

le membra della persona, che si richiede alla difesa; hora parlaremo dell’istessa

difesa.

96 La difesa è la seconda parte del maneggio della spada, la qual ci

ammaestra di adoperare la spada per nostra difesa & ha due parti, delle

quali la prima è la difensiva, o guardia, come la vogliamo chiamare, l’altra è

l’offensiva.

97 La guardia è una positura di braccio & di spada, distesa in linea dritta

nel mezzo delle parti offensibili, con la vita bene accomodata al suo

passo ordinario, per tenere lontano l’aversario da ogni offesa & per offenderlo,

caso che si avvicinasse con tuo pericolo.

98 La terza dunque è solamente guardia, non già posto il finimento

fuori del ginocchio, ma sì che giustamente partisca la vita per il mezzo, non

alta, nè bassa, ma giusta nel mezzo delle parti che non si possano coprire,

per essere egualmente pronta e vicina a tutte le sue offese e diffese.

99 La prima e la seconda non son guardie perchè non son atte a cercare

la misura e scuoprono troppo la vita e non sono egualmente vicine a tutte le

parti della vita che si possano offendere & diffendere; la quarta parimente

mostra troppo di vita e modo di ferire & non guardarsi.

100 Tre cause sono le quali fanno difficile il tirare a segno, cioè la lontananza

del bersaglio, perchè sta nascosto, sì che appena si può vedere per

l’impedimento delle cose che l’adombrano &, se pure scoperto, è che avvicinandosi

il pericolo del colpo in un subito si possa coprire.

101 Tutte queste virtù in sè contiene la nostra guardia, perchè allontana

assai il bersaglio e ne leva tanto quanto puote mediante la piegatura & lo

scanso della vita; di poi cuopre benissimo le parti che non si possano scansare,

e se pure ne rimangano delle scoperte sta pronta nel soccorrerle, bisognando,

in egual distanza, e così camina sicura a pigliar bene il tempo e la

misura, la qual cosa è l’ultima perfettione della guardia.

102 Del mutarsi di guardia in guardia non mi è lecito parlarne, non

facendo buona se non una guardia sola.

103 L’offesa è una diffesa nella quale cerco la misura e ferisco il mio

avversario.

23

C A P I T O L O XI

Del modo di cercare la misura.

104 Due sono le parti dell’offesa: il cercare la misura & il ferire.

105 Il cercar la misura è un’offesa, nella quale io, in detta guardia, cerco

la misura stretta per ferire.

106 Tre modi sono di cercare la misura, perchè la cerco o mentre io mi

muovo e l’aversario si ferma, o quando io mi fermo e l’aversario si muove,

o quando io mi muovo e l’aversario si muove.

107 Il tempo di quest’attione vuol esser giusto et eguale al termine finale

della misura larga, chè all’hora spira il tempo di cercare la misura & si dà

luogo al tempo di un’altr’attione che è quella del ferire.

108 Acciò che questo tempo sia giusto bisogna che tu habbia patientia in

fin che tu arrivi a detta distanza e non ti muovi prima a ferire.

109 Per essempio, io mi fermo in guardia a cercare la misura, essendo

già l’avversario intrato ne’ termini dell’offesa: mentre che egli, o cerchi la

misura o pretenda di feririmi, camina con la sua spada, bisogna che tanto mi

fermi con la punta della mia spada che pervenga al fine della misura larga e

non mi muova prima a ferire. Perchè in questa attione il suo moto ha da

misurare la mia quiete & la mia quiete il suo moto, chè se io mi movessi

prima della mia quiete che egli venisse al fine della misura larga il tempo

non sarebbe giusto & però non haverei ben cercato la misura; e questo moto

e quiete eguale infin che si pervenga al principio della misura stretta è un

tempo e non accade quanto sia presto, solo che sia eguale e corrispondente a

l’ultimo termine della misura larga; & così il fin del tempo della misura

larga è di cercare la misura stretta & il principio del tempo del ferire.

110 Molti nel cercare la misura stretta cavano e contracavano, fanno

finte e contrafinte, stringono d’un palmo & di più la spada, e caminano da

ogni banda, e storcano la vita, & la prostendono e ritirano in molti giochi

stravaganti, che sono cose fatte fuor della vera ragione & trovate per ingannare

i goffi e far difficile il gioco; nondimeno lo stringer della spada quando

non posso far altrimenti cercando la misura nella mia guardia è necessario,

solo che stringa in linea dritta il debole della spada nimica con il forte della

mia chè quella, cavalcandola, senza toccare, ma solo nel ferire hurtare col

forte il debole della spada nimica di dentro o di fuora secondo l’occasione

del ferire.

111 Il cavare, se pure è buono, è buono nell’occasione che l’avversario

mi havesse stretto e levato dalla linea dritta: all’hora mi sarebbe lecito anzi

necessario il ritirarmi cavando con un poco di cedimento di vita o di piedi,

rimettendomi subito nella linea dritta a cercare la misura, perchè il cavare è

fatto contro lo stringere & sì come lo stringere si fa nel muover innanzi la

spada così la cavattione si deve fare nel ritirarla.

110

storcano: storgono

prostendono: protendono

24

C A P I T O L O XII

Del ferire.

112 Il ferire è l’ultima attione offensiva della scherma, nella quale arrivato

che sono a misura stretta, mi muovo con la vita, con le gambe e con le

braccia, tutt’in un tempo spinte innanzi a più potere, a ferire l’avversario; e

questo si fa di piè fermo o con l’accrescimento del passo, secondo la grandezza

della misura stretta e secondo che mi vien più commodo di prender

più l’una che l’altra misura, perchè se per la mia tardanza o per furia dell’avversario

si dileguasse la prima misura, mi potrei servire della seconda,

ferendo a piè fermo, chè in questo caso non accade che maggiormente

affretti il passo che con il piegare solamente il ginocchio dritto, non mi convien

cercar più stretta misura, onde havessi ad accrescere il passo.

113 Il ferire si fa in tre modi, perchè posso ferire l’avversario mentre che

io mi fermo e lui si muove per cercare la misura o per ferirmi, o mentre che

egli si ferma & io mi muovo per cercar la misura, o perchè ambidue ci

moviamo a cercar la misura & a ferire; solo questa è la differenza, che

quando egli si muove per ferirmi lo ferisca a piè fermo, perchè quando si

muove per detto effetto, malamente possa pigliare la giusta misura di ferirlo

con l’accrescimento del passo & però bisogna che m’appigli alla misura più

stretta; & quando si muove per cercare la misura lo ferisca con l’accrescimento

del passo.

114 In consideratione delle parti della vita rispetto alla spada, ferisco o

di dentro o di fuora, di dentro di quarta e di fuora di seconda, alto o basso,

secondo la parte scoperta della vita dell’avversario che mi dà la misura

rispetto alla punta della mia spada.

115 Mentre che io ferisco paro necessariamente insieme, in quanto che

io ferisco in linea dritta e con la persona nella debita dispositione: perchè

quando ferisco in questa maniera, a tempo & a misura, l’avversario mai mi

ferirà, nè di punta nè di taglio, perchè il forte della mia spada camina in

linea diritta & tiene a coprire tutta la mia vita.

116 Il taglio è di poco momento, perchè non posso ferire di taglio nelle

dette distanze della misura stretta che, per il giro del braccio e della spada

ch’io fo, non mi scuopra tutto e non dia misura & tempo all’avversario di

ferirmi; & se pure si trova qualche utilità di taglio non è però che nella

medesima misura & nell’istesso tempo non si possa mostrare una maggior

della punta.

117 Ma senza punto di dubio a cavallo è meglio ferir di taglio che di

punta, perchè mi portano le gambe altrui & così non son accomodato a cercar

la misura & il tempo che si conviene per spinger innanzi la vita & il

braccio, ma è ben vero che io posso girar il braccio a mio beneplacito, che è

moto proprio a ferir di taglio.

112

a più potere: il più possibile

25

è

moto proprio a ferir di taglio.

112

a più potere: il più possibile

25

C A P I T O L O XIII

Del pugnale.

118 Del pugnale ci basterà in questo breve capitolo ricordar solamente

che sia stato trovato per salvarsi meglio, caso che l’avversario mentre che io

sparo la botta senza attendere al parare mi tirasse dove li tornasse più commodo

che meglio non si può adoprare il pugnale che per schivare la risposta.

E sì come tutti i commodi arrecano & apportano qualche incommodo,

così è avvenuto al gioco del pugnale, il quale non si puo adoprare senza

scoprire alquanto più la vita e scortare un poco la linea nel ferire. Questo è

il fine del pugnale, ma l’arte, disviata poi dalla sua prima mira, diede a esso,

sì come fece ancora alla spada, diversi effetti, i quali meglio con la spada

sola si metterebbono in opera, senza andar dietro a tante lunghezze.

118

commodi: comodità

disviata: distolta

lunghezze: lungaggini

26

SEGUITA HORA

IL GRAN SIMULACRO

D E L L’ USO D E L LA S C H E R M A

E PRIMA SI DICHIARA LA DIFFERENZA CHE SI TROVA

FRA L’ARTE E L’USO

Grandissima differenza è fra l’Arte & l’uso e, per aventura, non

minore che fra la ragione e ‘l caso, fra ‘l confuso e ‘l bene ordinato, fra la

scientia e l’opinione. La qual cosa, acciò che più manifestamente si comprenda,

fa mestieri che brevemente consideriamo, & dichiariamo la difinitione

dell’arte, la quale, sì come mi ricordo haver già udito trattare da alcuni

intelligenti, non è altro che una moltitudine di precetti utili e ben ordinati

alla conservation Civile, perchè un fiore non fa Primavera, nè un sol precetto

è bastante a far l’arte; oltra ciò con qual si voglia numero di precetti e

dell’arte, ma quegli finalmente si approvano che son utili e non disutili e

non quegli che si sommergono nell’abisso delle oscure tenebre delle false &

ingannevoli oppinioni. Imperocchè l’arte non si governa secondo il suo proprio

arbitrio, ma indirizza tutti i suoi precetti secondo la regola che le dà la

legge della verità. La verità comanda all’arte che non fondi in aria & che

non insegni se non quelle cose che sono d’infallibile & di perpetua verità. E

quelli precetti che non stanno a paragone delle lor leggi non riconosce per

suoi. L’uso dell’arte s’allarga molto più e considera non solamente le cose

vere, ma ci avvertisce ancora del falso e di molti altri particolari che variamente

accadono e per mostrare i suoi effetti si prevale del soccorso di molte

discipline. Imperocchè sì come vegghiamo giornalmente avvenire nella

conservation Civile che un huomo non è sufficiente a metter in opra l’offitio

o l’arte che fa se non vien aiutato da quelli co’ quali civilmente dimora, così

tutte l’arti, tutte le scienze & tutte le professioni sono fra di loro congiunte e

collogate sì che una habbia bisogno dello scambievol soccorso dell’altra,

volendo porre in essecutione i suoi ammaestramenti; nulla di meno sì come

nell’uso civile ciaschedun huomo ha il suo proprio uffitio, la sua casa

appartata & i suoi beni separati, così l’arti e le scienze hanno i lor termini

distinti e suoi proprij precetti, i quali non li è lecito di trapassare. Questa

differenza fra l’arte & l’uso, perchè da alcuni che insegnano non vien osservata

li fa cadere in molti gravissimi errori. Indi avviene che nell’insegnare

così con la penna come anco con la spada in mano sieno sì prolissi e tanto

confusi & il più delle volte a se stessi contrarij: e perchè non gettano prima

lo stabil fondamento de i precetti infallibili e ben ordinati dell’arte, con

molta maggior facilità e brevissimo tempo condurrebbono i loro scolari a

27

quel grado di perfettione che in questa scienza si può desiderare. In consideratione

di questo, per facilitar l’arte della scherma mi son ingegnato di spianar

tutte le difficultà & cavarla delle oscure tenebre della confusione,

restringendola in pochissimi ammaestramenti dal suo uso separati: & hora

vi porgo e metto avanti a gli occhi pochissime figure, la maggior parte delle

quali dichiara l’arte nostra, lasciando ad altri la cura d’impiegare lo studio

loro nell’incertezza & infinità delle cose particolari, che senza fermarsi in

un medesimo stato giornalmente vediamo avvenire nell’uso dell’armi; & se

queste instabilità e varietà delle cose s’hanno pure ad insegnare molto

meglio, al mio parere, nella scuola, di mano in mano si ricordano che non

s’imparano con la scienza. Ma è tempo hormai, veniamo alla dichiaratione

di alcuni ricordi & avvertimenti, sì ancora d’alcuni termini della scherma

che s’appartengono all’uso, e delle nostre figure ancora.

vegghiamo: vediamo

offitio: ufficio

collogate: collegate

trapassare: trasgredire

28

ALCUNI RICORDI OVERO

AVERTIMENTI D E L LA S C H E R M A

1 In prima, se uno si trovasse alle mani col suo avversario li deve

sempre havere l’occhio alla mano della spada, più che in altro luogo, essendo

tutti li altri fallaci; perchè guardando alla mano vede la quiete e tutti i

movimenti che ella fa e da essi (secondo il suo giuditio) potrà risolvere

quanto harà da fare.

DEL PARARE E FERIRE E SCHIFAR DI VITA

2 Il buon giocatore quando giocherà non deve mai parare se non

risponde col ferire, nè meno deve andare a ferire se non è sicuro di parare la

risposta, nè manco schifar di vita se non ferisce, & se li occorrerà parare col

pugnale, quando il pugnale parte per parare, la spada si deve partire per ferire.

LA VIRTU’ DELLA SPADA SOLA

3 Devesi sapere che la spada sola è la regina e fondamento di tutte

l’altre armi sì che il dilettarsi di essa è tanto e più delle altre giovevole, perchè

più sicuramente s’impara a parare, ferire e schifar di vita, cavar di

spada, contracavar, guadagnar la spada all’avversario in tutte le guardie; e

nei sopradetti effetti avvertirai di tener il braccio ben disteso, perchè verrai

a spinger in fuora tutti i colpi dell’avversario lontano dalla tua vita.

MODO CHE SI DEVE TENERE CONTRA UN HUOMO BESTIALE

4 Se harai all’incontro un huomo bestiale che senza misura e tempo,

con gran impito ti tirasse molti colpi, due cose far potrai: prima adoprando

il gioco del mezzo tempo, come al suo luoco te l’insegno, lo ferirai, nel suo

tirare, di punta o di taglio nella mano o nel braccio della spada, o vero

lasciandolo andare a voto con schifar alquanto con la vita indietro e poi

spingerli subito una punta nella faccia, o vero nel petto.

MODO DI VENIR PERFETTO GIOCATORE

5 Uno che voglia venir perfetto giocatore non li basta solo pigliare lettione

dal Maestro, ma bisogna che cerchi giornalmente giocare con diversi

giocatori e potendo deve sempre esercitarsi con quelli che sapranno più di

29

lui, perchè il giocatore con tanti pratichi ingegni verrà in questa virtù perfettissimo.

DELLA GUARDIA PIU’ SICURA

6 Tu sai che nel mio libro dell’arte io non fo buono altro che una sol

guardia, la quale è la guardia bassa chiamata terza con la spada in piano in

linea retta, la quale deve spartire il fianco destro per il mezzo e la punta di

essa deve riguardare sempre per mezzo la vita dell’avversario, cioè le parti

più vicine; & è più sicura dell’altre guardie alte, perchè le dette guardie alte

potranno esser ferite facilmente di punta o di taglio per gamba, e chè nelle

basse, come dico, non ci è questo pericolo: è la virtù di essa solo il tirar di

punta e il ferir naturale.

DELLE VANITA’ DELLE FINTE

7 Le finte non son buone perchè perdono di tempo e di misura; l’altro

si è che la finta si farà o a misura o fuor di misura: se sarà fatta fuor di

misura non accade che io mi muova, ma se mi sarà fatta a misura mentre

che lui fingerà io ferirò.

DA CHI SI DEBBA IMPARARE

8 Tu hai da sapere che sono alcuni che subbito che hanno imparato un

poco & havendo ancora un poca di pratica si mettono a insegnare altrui &

insegnano senza fondamento nè regola che vera sia, non sapendo che il

sapere è differente assai dall’insegnare & questo modo d’insegnare s’acquista

con lunghezza di tempo, perchè sì come la misura & il tempo per conoscerla

vuol gran tempo, sì che chi non cognoscerà misura, nè tempo & non

habbia modo d’insegnare, si possa chiamare imperfetto giocatore & da questi

si deve avertire d’imparare.

DEL GUADAGNAR DELLA SPADA

9 Non è di piccol profitto nè di poca bellezza il saper guadagnar la

spada all’avversario in tutte le guardie & anco non è di poca importanza,

caso che l’aversario avesse guadagnata la tua, saperla ricuperare, sì che in

quest’occasione, caso che guadagnata ti fosse, tre cose far potrai: prima non

devi mai cavare per colpo finito, o vero cavare per parata e poi ferire; l’altra

ritirandoti in dietro col cedere alquanto la vita & abbassando la spada &

volendo l’avversario seguirti, tu nell’istesso tempo che verrà innanzi per

30

accostarsi e guadagnar di novo lo potrai ferire nel muover del piè destro, di

sotto o di sopra alla sua spada, sì come ti tornerà più commodo; & di più si deve

avvertire che noi tanto intendiamo stringer la spada quanto che guadagnarla.

DEL FERIRE DI CONTRATEMPO

10 In più maniere si potrà ferire di contratempo, ma io non approvo se

non due, che sarà ritrovandoti con la tua spada in quarta che la punta di essa

guardasse verso le tue parti destre & venendo il tuo avversario per guadagnarla,

tu, nell’istesso tempo che muoverà il piè destro a posar la sua spada

nella tua, li spingerai d’una punta con la detta quarta, passando col piè sinistro

innanzi, o vero col destro; o vero ritrovandoti in terza & che venisse per

guadagnarla di fuora, li spingerai di seconda col passare come di sopra.

DEL PASSEGGIARE

11 Molti & varij sono i pareri di Maestri circa quest’attione del passeggiare

con l’arme in mano; io dico (secondo il mio giuditio) che il passeggiare

sì dalla destra parte come dalla sinistra dell’avversario, prima si avvertirà

di muovere sempre il piè sinistro accompagnato dal destro & avendo a passeggiare

in linea retta un piè deve cacciar l’altro, sì innanzi come adietro;

ma il vero passeggiare sarà caminando naturalmente, facendo sempre che la

punta della spalla destra sia innanzi e portando il piè sinistro per il traverso

che la punta di esso guardi verso le sue parti sinistre.

MODO DI FERIRE ALLA MANO

12 Deve sapere che ogni volta che il tuo avversario havrà la punta della

sua spada fuor della tua presentia, o alta o bassa o che guardasse fuor delle

tue parti sinistre o destre, tu te li metterai incontro alla mano la punta della

tua spada in linea retta, col piegare alquanto la vita indietro, ti accostarai a

misura & arrivato che sarai li spingerai una punta di mezzo tempo nella

detta mano: col spinger sol la vita innanzi, piegando il ginocchio destro si

ferirà; ma avertirai che in tal ferire devi portare il piè sinistro indietro

accompagnato col destro & di più havendo il nimico il braccio del pugnale

innanzi avanzato, volendolo tu ferire nella mano terrai il medesimo ordine,

come di sopra.

MODO DI RITIRARSI, FERITO CHE HAVERAI

13 Havendo ferito di passo straordinario il tuo avversario con il piè

31

dritto innanzi, sì in spada sola come in spada e pugnale o vero spada e

cappa, ti ritirerai di passo ordinario, secondo però il sito che harai di dietro:

perchè se tu harai poco sito portarai indietro solo la gamba diritta, seguitando

con la tua spada la spada nimica, ma se harai sito tu tirerai indietro doi

passi ordinarij, che l’ultimo ti porterà in guardia; & questo è il vero ritirarsi,

se bene nelle scuole usano altrimente.

1

si trovasse alle mani: dovesse combattere

4

bestiale: particolarmente aggressivo e senza intelligenza schermistica

5

pratichi ingegni: apprendimenti pratici

verrà: diventerà

8

avertire: avertere, rivolgersi altrove

9

finito: diretto

intendiamo: vogliamo

12

fuor della tua presentia: non puntata verso il tuo corpo

avertirai: baderai

13

sito: spazio

32

DICHIARATIONE

D’ALCVNI TERMINI DELLA

SCHERMA CHE S’APPARTENGONO ALL’VSO

Perchè fa mestieri a gli scolari di conoscere i termini che usano i

Maestri della scherma nell’insegnare, habbiamo proposto di dichiararli nelle

seguenti brevissime parole.

DELLA SPADA

1 Nella spada si considera il forte, il debole, il fil falso & il fil dritto; ad

alcuni piace di fare tre parti uguali della spada, cioè il debole & il forte che sono le

sue parti estreme e quello di mezzo, conciosiacchè dell’uno e dell’altro partecipi e

sia atto a parare & a ferire; se ne trovano ancora che ne fanno quattro parti, pure

senza alcuna evidente utilità; i detti termini sono facili e da per sè intelligibili.

DELLE GUARDIE

2 Guardia chiamano una certa positura dell’elzo della spada il quale

ogni volta che vien posto sopra la spalla forma la prima, quando discende

ad agguagliarsi alla spalla fa la seconda, quando più s’abbassa fuori del

ginocchio nella tua parte dritta viene a formare la terza, la quarta si fa quando

l’elzo è dentro alla coscia s’accomoda; e queste quattro guardie si chiamano

principali & fin qui tutti son d’acordo; in quanto al passo, al braccio,

alla vita, alle gambe & alla linea della spada, sono di diverso parere, perchè

alcuni lodano il passo stretto & alcuni il largo, certi il mediocre, chi distende

il braccio, chi lo ristringe più e meno, certi piegano la vita, alcuni la drizzano,

altri formano la guardia mettendo innanzi la gamba dritta, hora la

manca, chi tiene la spada in linea dritta, chi alta e chi bassa & hora da una,

hor dall’altra banda, hora innanzi, hora indietro, in tante linee che al mondo

si trovano; altri secondo le diverse occasioni, indifferentemente si servono

di tutte le predette maniere delle guardie, le quali per la loro differenza si

chiamano alte, basse, strette e larghe & altri nomi acquistano secondo i

capricci de’ Maestri. Contraguardie si nominano la terza e la quarta, quella

per stringer di fuora e questa per stringer di dentro, ben che tutte sieno contraguardie,

che si eleggono secondo la diversità delle linee della spada.

DEL TEMPO

3 Quattro sorti di tempi si sentono nominare nelle scuole, il primo, i

33

dui tempi, il mezzo & il contra tempo; il primo tempo vogliano che sia

quando, trovandomi a misura o stretta o larga io posso ferire l’avversario

con un sol movimento di spada, onde parimenti si conosce che il ferire di

due tempi richiede almeno due movimenti di spada; mezzo tempo è quando

a misura larga ferisco l’avversario nel braccio avanzato e scoperto, sia quello

del pugnale o quello della spada, di punta o di taglio o vero quando ferisco

l’avversario a misura stretta, muovendosi egli a ferirmi o a fare qualche

altro atto; il radoppiare delle botte si fa più che in mezzo tempo, contra

tempo: è quando nel medesimo tempo l’avversario mi vuol ferire io l’incontro

in più breve tempo e misura; & si vuol sapere che tutti i movimenti e

tutti i riposi dell’avversario sieno tempi, però a misura.

DELLA MISURA

4 La misura è larga o stretta: larga quando si può ferire l’avversario

solo nel passo straordinario, la stretta vogliano che sia quando posso ferire

l’avversario in passo giusto, a piè fermo.

IN QUANTI TEMPI SI CONOSCE IL FERIRE

5 Il primo è quando il nimico è fermo in guardia & che egli alzasse o

movesse il piede che haverà innanzi per accostarsi, quello è tempo; l’altro

quando harai parato il colpo, all’hora è tempo; il terzo come egli si movesse

senza giuditio di una guardia per andar in un’altra, innanzi che egli sia

fermo in essa è tempo di offenderlo; & di più è tempo quando egli alzasse la

spada mentre che egli alza la mano, quello è tempo di ferirlo; e l’ultimo è

quello quando il colpo haverà trascorso fuori della persona, quello è tempo

di seguirlo con la risposta.

DEL PASSO E DEL PASSEGGIARE

6 Il passo si chiama ordinario, straordinario, giusto, mezzo passo,

stretto e largo e si accresce e si sminuisce secondo la diversità di questi

passi, si passeggia hora innanzi & hora indietro, hora da banda, hora a traverso

con una gamba o con ambedue; sono ancora quelli che ritirando la

gamba innanzi per schifare il colpo la tengano sospesa in aria per risponder

con maggior prestezza.

DELLE PARATE

7 Si para tanto di filo dritto quanto di fil falso, ben che rade volte, così

34

in linea dritta come in linea obliqua, hora con la punta alta, hora bassa, hora

in su hor in giù, secondo che si ferisce di punta o di taglio, e con l’una e con

l’altra dell’armi o con tutte due, avertendo che tutte le parate richiedono un

braccio disteso & vogliono essere accompagnate con la gamba dritta seguitata

dalla sinistra; & quando occorre parare con doi tempi, nel tempo che si

para si tirarà il piè manco appresso al dritto & poi nel ferire si passarà col

dritto innanzi.

DELLE FINTE E DEL COPRIR DELLA SPADA

8 Finte si chiamano quei cenni ingannevoli della spada che si fanno

tanto di taglio quanto di punta, fuori e dentro della spada, in su & in giù,

innanzi & indietro e nel giro, ancora in linea dritta & obliqua, a l’una & a

l’altr’arme & queste finte feriscano dirittamente all’opposto di quello che

accennano; le contrafinte si fanno al contrario delle finte. Il coprir della

spada è spetie di finta e si fa coprendo la punta della spada dell’avversario

col debole della tua spada, all’hora che si trova in quarta bassa & vuol essere

fatta in linea dritta.

DEL MUTAMENTO DI GUARDIA IN GUARDIA

9 Il mutamento di guardia in guardia si può fare i tre modi: dirittamente,

a roverso & a scambio; per lo dritto quando di prima mi muto in seconda

e di sceonda in terza o di terza in quarta; a rovescio quando vo di quarta in

terza, di terza in seconda e di seconda in prima; a scambio quando mi muto

di prima in quarta o di quarta in prima & di prima in terza o di terza in

prima o di seconda in quarta o di quarta in seconda. Avertendovi però che

mutandovi d’una guardia in un’altra, essendo a misura, si andrà con la

gamba sinistra indietro accompagnata con la destra, così si sarà sicuro dall’avversario.

CONTRO QUELLI CHE GIRANO

10 Perchè facilmente potrebbe succedere che l’avversario nel girare ti

guadagnasse la spada di dentro, però in tal effetto subito caverai la tua

spada per di fuora, portando la gamba sinistra accompagnata dalla destra

per il traverso, verso le parti destre del tuo avversario, mettendo la punta

della tua spada in linea retta, che guardi la spalla dritta del nimico & venendo

lui di fuora per guadagnarla di nuovo, in tal venire caverai per di sotto la

sua & lo ferirai d’una punta di quarta, crescendo la gamba dritta innanzi in

passo straordinario.

35

CONTRO LA GUARDIA DI PIE’MANCO

11 Ritrovandosi l’avversario in terza bassa e con la gamba manca

innanzi ti metterai contra lui similmente in terza, ma con la gamba dritta

innanzi & con la punta della tua spada traversata verso le tue parti sinistre

& ciò per due effetti: l’uno de’ quali è che non possa dominare la spada tua,

il quale va cercando col suo pugnale, l’altra è acciochè scoprendo più la vita

tua l’inviti a passare, e passando egli pararai di spada con la medesima

terza, con la punta alta, e passando li darai una pugnalata nel petto. Di più

volendo tu essere il primo a ferire la detta guardia di piè manco, ti li metterai

all’incontro similmente in terza con la spada in linea retta, facendo che

la punta guardi la mano del pugnale del nimico per potergli dare a tua

comodità una stoccata di mezzo tempo nella detta mano; o vero li potrai

fare una finta sopra il pugnale & volendo egli parare cavarai la tua spada

per di sotto il suo pugnale, passando con il piede sinistro innanzi e trovando

con il tuo pugnale nell’istesso tempo la spada nimica, lo ferirai di punta

sotto il braccio; di più si può fingere per di sotto il pugnale & volendo egli

di nuovo parare tu caverai e lo ferirai di seconda sopra il suo pugnale, passando

e parando come di sopra, avvertendo che si può ancor fingere & ferire

senza passare, ma solamente con l’aspettare che l’avversario, finto che tu

haverai, che passi lui per ferire, & all’hora tu, solo col cedere di vita indietro

nel suo passare & parando con il tuo pugnale la spada nemica, lo ferirai di

sopra o di sotto il suo pugnale, secondo l’occasione che ti verrà. Di più si

deve avvertire che havendo a fare con un mancino & stando lui col suo piè

dritto innanzi se li doverà mettere all’incontro di piè manco con la spada

bassa ritirata & con la vita che penda verso le tue parti destre & alle medesime

parti porterai le tue armi, sì che facendo così metterai il cervello a partito

dell’avversario, non potendo lui sparar botta alcuna che non dia nelle difese.

DELLO STRINGER DELLA SPADA

12 La spada si stringe a fine di venire a misura o a scoprire l’avversario,

di fuora e di dentro, alto e basso, ma sempre in linea dritta, mentre si

ferma o si move l’avversario, & il più delle volte si fa di doi tempi: di prima

si acquista il debole della spada con un palmo del debole della tua, nel secondo

tempo s’acquista il principio del forte della spada dell’avversario, in tanto

che egli cava, contracavando tu o no; ma avertirai che si faccia in linea dritta

& che il forte accompagni il debole insieme col moto della gamba.

RICORDO VTILISSIMO IN QVANTO AL DOMINAR LA SPADA

13 La spada si domina in doi maniere: nella prima quando havendo

acquistato la spada dell’avversario non mi parto mai dal dominio nel ferire.

Nella seconda, havendo battuta la spada in qual si voglia maniera sì che

36

esca fuori della mia presentia, in quel tempo che camina sforzatamente s’intende

esser nel mio dominio, nel quale ho da ferire prima che si riscatti. Il

dominio della spada sola è della quiete o del moto, l’uno della punta & l’altro

del taglio. Si domina col forte nel parare o si batte col debole per cercare

il tempo e la misura. In spada sola, havendo dominata la spada nemica col

forte, mai si deve rispondere di taglio, ma sì bene di punta; l’uno e l’altro

potreste fare havendo dominata la spada nemica con la tua spada e pugnale

insieme, il quale resta in guardia del dominio, benchè io vi esorto a ferire

sempre di punta perchè è più mortale, nè mai la spada si leva dalla presentia:

il contrario fa il taglio.

DEL CAVARE E CONTRACAVARE

14 Il cavare sì come ancora il contracavare si fa per fuggire il tempo, la

misura, o vero per acquistarla e si fanno o innanzi o indietro, secondo detto

fine, richiedono; il modo di contracavare è di seguitare la spada dell’avversario,

rimettendo la tua spada nel sito di prima & questo far si può sì da una

come dall’altra parte. Si deve ancor sapere che il cavare di spada si puol

cavare di sopra come di sotto dalla spada nimica per guadagnarla, ma la differenza

che tra l’una e l’altra nel cavare si è questa, che cavando di sotto per

stringer va cavato col braccio disteso e con un poco di crescimento di piè &

il cavare per di sopra va fatto con il cedere della vita, col braccio e con la

spada in linea obliqua in dietro, chè la tua spada habbi liberata la punta della

spada nimica, rimettendo in un subito il forte della tua spada per di sopra la

sua, & questo modo di cavar si può fare sì per ferire come per stringere.

DEL FERIRE

15 Il ferire è di due sorti: di taglio e di punta; ma ciascuno di essi ha

seco più nature, secondo il suo colpire, perchè il mandritto sarà o ordinario

o fendente o tondo o montante o stramazzone o ridoppio e dalle parti riverse

saranno come di sopra; le punte si convertono in quattro nature; il mandritto

è quello che dalle parti dritte comincia e si chiama ordinario il qual’è quello

che per linea obliqua trascorre, cioè dalla spalla manca al ginocchio dritto

del nimico. Ma il fendente si chiama quello che va a ferire per dritta linea,

di su in giù; il tondo si dimanda quello che a traverso volta. Et il montante è

quello che parte col fil dritto della spada di sotto & va a ferire alla punta

della spalla dritta dell’avversario. Stramazzone è quello che col nodo della

mano a guisa di Ruota si fa; ridoppio chiamano quando con un mezzo mandritto

atterrata la spada nimica li vai voltando un altro mandritto ordinario;

il falso poi si determina in doi maniere, cioè dritto e manco: del falso dritto

ve ne potete servire per urtare in fuora la spada nimica, cioè verso le sue

parti destre & del falso manco urterete verso le sue parti sinistre; però al mio

parere se vi occorresse parare di falso dritto dico che sarà meglio assai voltar

bene il nodo della mano e parare col fil dritto, per più sicurezza, e più presto

37

volterà il dritto, ma quando urtarete il colpo col falso manco potrete ferire sì

di punta come di taglio, avertendovi che quando parate col falso parate del

mezzo in su della spada verso la punta & quando parerete col fil dritto si

deve parare col forte dal mezzo della spada in giù verso il finimento; si ricorda

che i mandritti e i riversi si fanno col moto del gombito e talvolta quando

la misura & il tempo lo sopporta con le parti superiori del braccio.

DEL TAGLIO

16 I tagli vogliano esser fatti a segatura, sì perchè in questa maniera

viene a ferire tutto il debole, sì ancora perchè a poco a poco si verrà a

tagliare con la parte più radente del filo; e per queste cagioni i tagli che

discendano sono più gagliardi che quelli che si fermano dalla cintura in su,

in quanto le dette parti superiori & inferiori si trovano, più o meno, a misura,

atte a essere offese a segatura.

DELLA PUNTA

17 Nella punta si ricordano la stoccata, l’imbroccata & la punta riversa:

l’imbroccata si parte dalla prima guardia & va a ferire dalla spalla sinistra

dell’avversario fino al suo ginocchio dritto col fil falso di sotto, sì che non

si volti la mano fin che non arriva al punto di ferire, e vuol essere buttata.

La stoccata vogliano che si parta dalla terza guardia & che vadi a ferire

l’avversario verso la spalla dritta; la punta riversa si parte dalla quarta & va

a ferire di fuora dalla spalla nimica, riversando ben la mano in dentro; alcuni

aggiungono la punta in falso che vien da giù in su, verso il petto dell’avversario,

ritrovandosi la spada in guardia bassa.

2

elzo: elsa

3

sorti: tipi

l’incontro: lo colpisco

5

haverà trascorso fuori della persona: sarà andato fuori bersaglio

8

spetie: specie

11

metterai il cervello a partito: utilizzerai la tattica migliore

13

non mi parto mai dal dominio: non interrompo il legamento

camina: si sposta

si riscatti: riprenda controllo

15

seco: con sè

16

a segatura: strisciati

radente: affilata

17

buttata: scaricata

38

MODO DI METTER MANO ALLA SPADA

Perchè in tutti i paesi non sono le medesime usanze e spesse volte le nimicizie si

essercitano con poca sincerità per star proveduto a tutti gli accidenti non sarà forse fuor di

proposito di insegnare il modo di metter mano alla spada prima che veniamo a trattare del

suo maneggio. Però se per avventura haverai innanzi la gamba dritta nel metter mano alla

spada come mostra una di queste figure, tirarasse a dietro detta gamba, stendendo in un

medesimo tempo il braccio dritto in prima alta; e se per sorte ti ti trovasse innanzi con la

gamba manca, come l’altra figura mostra, non accade se non cavare la spada nella sopradetta

maniera, senza mutarsi di passo; & se tu vorrai servirti di spada e cappa, o vero di

spada e pugnale, sì anco di spada sola, il vero modo sia di prima mettendo il passo destro

innanzi a presentarsi in quarta o vero essendo l’avversario vicino, tirarai il piè sinistro in

dietro appresentandoti come di sopra & all’hora con tua commodità potrai imbracciare la

cappa o vero cacciar mano al pugnale con più sicurezza, essendo che la punta della tua

spada farà sì che l’avversario stia lontano mentre con le tue armi ti accomoderai, e questo

 

per sorte: per caso

39

DICHIARATIONE DELLE GUARDIE

Sì come ne li belli e giuditiosi scritti far non si può componimento alcuno senza

adoprare l’alfabetto delle sue lettere, così avviene in questa nostra arte della scherma, che

senza le seguenti guardie & alcuni scansi e fuggimenti di vita, che vengono a essere il fondamento

di questo essercitio, in alcun modo questo nostro uso mostrar non si potrebbe,

adunque le seguenti sei figure segnate per Alfabetto. A. vi dimostra la prima & la seconda

vi si appresenta per B. & la terza per C. La quarta si nomina per D. La quinta per E. & la

sesta per F.

40

A. La spalla manca in guardia.

B. La gamba del ginocchio manco in guardia.

C. La pianta del piè manco in guardia.                                                                                                            

D. Il passo ordinario in guardia.

E. La pianta del piè dritto in guardia.

F. La coscia e la gamba a scarpa della guardia.

G. La man del braccio dritto in guardia.

H. L’accrescimento del braccio dritto d’altretanta lunghezza.

I. L’accrescimento del ginocchio dritto, quasi un passo.

K. L’accrescimento del passo, poco più d’un piede.

L. L’accrescimento del piè manco col suo giro.

M. L’accrescimento del ginocchio manco d’un mezzo passo.

 

FIGURA DICHIARATA

PER VIA D’ALFABETTO

Figura che mostra di stare in guardia come si mostra nell’arte nostra & l’incredibile accrescimento

della botta lunga rispetto alle membra, che si movano tutte a ferire.

41

MODO DI GVADAGNAR LA SPADA DI DENTRO IN LINEA RETTA E

FERIR SECONDO IL PVNTO CHE DARÀ LA SPADA NEMICA.

Due sono le cause (pare a me) per le quali è necessario stringere l’aversario, prima

di stringere la spada per cercare la misura e il tempo, l’altra di stringere la vita

dell’Aversario per cercar solo la misura; quali stringimenti benissimo si considerano nella

linea retta; e perchè due sono le cause di stringimenti, due anco devano essere l’occasioni:

prima occasione di stringimento di spada per cercare misura e tempo è quando detto

Aversario si ritrova in linea obliqua, perchè ritrovandosi l’aversario con la spada in quarta

la quale reguardasse per linea obliqua le tue parti sinistre, ritrovandoti con la spada di

fuora, cavando con l’accrescimento del passo per stringerla di dentro con detta linea retta,

come ti dimostrano le figure, nè questo deve apportarti sorte alcuna di difficoltà, atteso che

basti solo a detta linea retta per stringere la spada il trovar la spada de l’aversario in linea

obliqua; seconda occasione di stringimento di vita per cercar solo misura è quando l’aversario

si trova in linea retta, o vero con la vita scoperta, all’hora senza stringimento di spada

per cercare il tempo basta solo stringere la vita con la linea retta per trovare la misura e poi

ferire secondo il ponto, se bene l’uso de l’arte vogliono che si stringa la spada in tutte le

linee senza utile alcuno. Il ferire secondo il punto si deve intendere ogni volta che la punta

della spada contraria sia in tua presentia: all’hora potrai ferire per linea retta dove l’altezza

della punta della spada nemica darà la sua dirittura, pigliando però col forte della tua spada

un palmo della punta della spada nemica e ferirai sicuramente, avertendo se ella è alta al

pari della tua testa, lo ferirai nella faccia & se fusse al pari della tua vita lo potrai ferire

nella faccia e nel petto: questo si chiama ferire secondo il punto che darà la spada nemica;

di più in questo modo potrai cavar di spada in tutte le bande sicurramente per ferire, quando

provocatamente portarai il forte della tua spada di primo tempo alla punta della spada

aversaria; & non fare come fanno alcuni maestri che cavano o fanno cavare per ferire nel

primo tempo, arrivando con la punta della loro spada nel forte della spada nemica, non si

accorgendo che danno il punto al nemico e il più delle volte restano offesi, sì come nelle

nostre figure si vede.

 

42

LE PRESENTI ET SEGVENTI FIGVRE MOSTRANO

DIVERSI MODI DI FERIR DI FVORA,

Sempre prosupponendo il stringere di dentro

& il cavar del tuo Aversario di punta per ferire.

Per dichiaratione delle seguenti figure dico che havendo D. stretto di dentro la

figura segnata C. l’istessa figura C. cavando per dare una punta nel petto alla figura D., D.

lo ferisce di punta ne l’occhio sinistro di piè fermo o accrescimento di passo come mostra

la figura. Ma ancor dico che se C. fosse stata persona accorta, quando cavò havrebbe cavato

per finta con la vita alquanto ritenuta e venendo D. sicuramente per ferire C., C. harebbe

parato di falso o vero di filo per di fuora la spada nemica, dando un dritto per faccia o vero

un’imbroccata nel petto, & in tal fine si ritirarebbe nella quarta bassa.

 

43

FIGVRE CHE MOSTRANO

QVANTO SI PERDE DI MISVRA

Il tirare alle gambe.

Essendo stata guadagnata la spada alla figura C. dalla figura D. l’istessa figura C.

voltando un rivercio per gamba alla figura notata D., D. la puol ferir nel girare del riverso

di stramazzone nel braccio o vero una punta nella faccia per il troppo traboccare innanzi,

come mostra la figura, ritirando però la detta figura D. la gamba dritta indietro nel ferire.

Tuttavia dico che quando D. nel stringere la spada a C. C. fosse stata persona accorta, l’havrebbe

sciolto un riverso per faccia, accompagnando un dritto fendente per testa e così

sarebbe stato più sicuro.

traboccare: sbilanciarsi

sciolto: tirato

 

44

FIGVRA CHE FERISCE DI PASSATA

mentre che l’aversario cava per ferire

Havendo la figura segnata D. guadagnato la spada dentro alla figura notata C., l’istessa

figura C. cavando per dare una stoccata nella faccia alla figura D., D. la ferisce di

seconda di passata nella faccia, dando di piglio con la man manca al finimento della spada

nemica. Tuttavia non mancherò di dire che se C. fosse stata persona accorta, l’haverebbe

cavato la spada per finta, con la vita ritenuta alquanto indietro, & venendo D. sicuramente

per passare, C. afalsando la spada nemica per di sotto & inquartando con lo scanso della

vita, passando con la gamba di dietro incrociata, lo ferirebbe nel petto.

dando di piglio: afferrando

afalsando: evitando

 

45

FIGVRA CHE FERISCE DI QUARTA

NELLA POCCIA, SOTTO IL BRACCIO DESTRO,

MENTRE CHE L’AVVERSARIO CAVA PER FERIRE.

Essendo stata guadagnata la spada alla figura C. dalla figura D. l’istessa figura C.

voltando un riverso per faccia alla figura notata D., D. la ferisce, nel giro del riverso, di

quarta alzando bene il braccio & il finimento della spada, accrescendo bene il passo, nel

petto sotto il braccio della spada, come tu vedi. Però dico che se C. in cambio di voltare il

riverso havesse cavato la spada in dietro con ritirarsi alquanto, & alzato la spada in linea

obliqua, chè la sua punta guardasse verso le parti sinistre dell’Aversario, e volendo D.

entrar di quarta, C. parando con uno mezzo mandritto li darebbe un riverso per la faccia, o

vero una punta per il petto.

poccia: mammella

 

 

46

MODO DI FERIRE IN DIVERSE ATTIONI

SOTTO LA NEMICA SPADA.

Prima, di terza, ti metterai in quarta alta traversata, sì che la punta della tua spada

rispondi alla spalla sinistra dell’Aversario e venendo egli a coprire la tua in linea obliqua,

tu nel suo venire, voltando la mano in seconda con il piegar & abassare la persona, lo ferirai

di contratempo nella vita per di sotto la sua spada, come mostra la figura. Secondo caso

che l’aversario ti havesse stretto di fuora, cavando tu una punta finta di quarta per la faccia

e volendo egli parare, voltando tu la mano con la piegatura medesima lo ferirai sotto la

spada, come di sopra. Terzo, se tu fosse stato stretto di dentro potrai cavare una punta finta

di terza per la faccia & alzando lui la spada per parare lo ferirai sotto la spada, voltando la

mano in seconda, nel modo ch’è sopra. Quarto, essendo da te stretto di dentro il tuo

Aversario e lui cavando per ferirti di punta in faccia, tu lo potrai ferire in due maniere:

prima potrai ferirlo di contratempo nel suo venire, abassando però la vita e la spada in

terza, & anco lo potrai ferire parando in terza con la punta alta, voltando la mano in seconda

nel ferire, nel modo ch’è sopra. Quinto & ultimo, se fusse stato stretto di fuora il tuo

Aversario da te & egli cavando per stringer la tua spada di dentro, nel medesimo tempo

voltando la mano con abassare e piegar la vita lo ferirai di terza sotto la spada, nel medesimo

modo ch’è sopra.

 

47

FIGVRA CHE PARA CON LA SPADA

CON AMBIDVE LE MANI E FERISCE

DI PASSATA DI PVNTA NELLA GOLA

mentre l’Aversario cava la spada.

Havendo la figura D. guadagnato di dentro in guardia bassa la spada alla figura

segnata C. & cavando detta figura C. per dare una stoccata nel petto alla figura D., D., passando

con la gamba manca & nell’istesso tempo calcando con ambidue le mani la spada

nimica, lo ferisce nel petto di terza; ma non è dubbio alcuno che se C. fosse stata persona

intelligente, quando cavò la punta per ferire l’haverebbe cavata alquanto ritenuta, e parando

& passando D. con ambe le mani per ferire C., C. solo con l’abassare la punta della spada

verso terra & voltando la mano in seconda, col scansare alquanto la vita verso le parti sinistre

dell’aversario & cavando di filo sopra la spada nimica, lo ferirà per di dentro d’un

riverso per faccia, ritirandosi in terza, overo, parato che haverà, passerà con la gamba sinistra

per di dentro alla destra, girando la vita e pigliando la sua spada con ambidue le mani,

nel girare li darà una punta nel petto andandoli addosso, chè D. non si potrà aiutare.

 

48

FIGVRA CHE FERISCE DI SCANNATVRA

DI PVNTA NEL FIANCO DESTRO DI PASSATA

MENTRE L’AVERSARIO CAVA PER FERIRE.

Questo modo di ferire si chiama di scannatura, la qual si fa nella seguente maniera:

havendo stretto di fuora la figura segnata C. la spada alla figura notata D. l’istessa figura

D. cavando una punta per la faccia alla figura C. & l’istessa figura C. affrontando la

spada nemica per di fuora, calando la punta in seconda e passando con la gamba manca, in

un medesimo tempo ferisce nel fianco, abassando con la vita il finimento e prendendoli la

mano, come vedi.

 

49

FIGVRA CHE FERISCE SOTTO LA SPADA NIMICA

DI CONTRATEMPO SENZA PARARE

SOLO CON L’ABASSAR LA VITA

Come mostra la figura.

Havendo la figura segnata D. guadagnato la spada di dentro alla figura C. & l’istessa

figura C. cavando per dare una stoccata nella faccia alla figura D., D., abassando la

vita e crescendo la gamba dritta in un medesimo tempo, lo ferisce senza parare di contratempo

di seconda sotto la spada nimica, come mostra la figura. Et di più potrebbe succedere

che la detta punta si facesse altrimente, cioè che cavando C. per dare una stoccata nella

faccia alla figura D., D. parasse di terza con la punta alta e nel medesimo tempo abassando

la punta & voltando la spada in seconda lo potrebbe ferire di passata nel petto, con dare

ancor di piglio alla mano della spada. Ma se C. fosse persona pratica potrebbe solo col ritirare

il piè destro indietro & nel suo venire affrontando la spada nimica per di fuora e nell’istesso

tempo calando la punta e voltando la mano in seconda lo ferirebbe di scannatura

sotto la spada nimica, o vero nel suo ritirare parerà con la man manca di su in giù sotto il

suo braccio e ferirà D. di seconda alta nel petto, o vero nella faccia.

 

50

LE PRESENTI ET SEGVENTI FIGVRE

MOSTRANO DIVERSI MODI DI FERIR DI DENTRO

Sempre prosupponendo il stringere di fuora & il cavar

del tuo Aversario per ferire.

Le seguenti figure mostrano diversi modi di ferire di dentro, prosupponendo sempre

lo stringere di fuora dal tuo lato e da quel del tuo Aversario il cavar per ferirti: cavando

D. come di sopra, C. lo ferirà di quarta di piè fermo o d’accrescimento di passo nella gola e

nella faccia. Ma se D. fosse stata persona intelligente, quando cavò avrebbe cavato col batter

di filo la spada nimica, dando una punta per faccia o vero un rivercio per il braccio alla

figura segnata C. ritirandosi in terza di passo ordinario.

 

51

DOPPIO MODO DI GVADAGNAR LA SPADA

DELL’AVERSARIO, DI DENTRO E DI FUORA.

Cognoscendo quanto sia utile per esperienza il saper guadagnare la spada dell’inimico,

non ho voluto tralasciare di dire il modo il quale si deve tenere in andare a stringere

& guadagnar la medesima; & prima, volendo andare a stringere di dentro, come di fuora,

secondo l’occasione, la spada dell’Aversario, si doverà prima stringer la medesima di lontano,

circa la punta un palmo, quale se accorrerà che s’habbia a stringere di dentro si farà

che la punta della spada guardi la spalla destra dell’Aversario e se di fuora che guardi la

sua spalla sinistra; il che fatto si anderà caminando verso la spada dell’Aversario, il quale

occorrendo che cavasse in quello istante si contracaverà con il tornare la spada al suo

luogo, o vero con la medesima contracavatione si ferirà di tempo nel suo cavare. Di più se

occorresse che l’Aversario venisse per stringere la spada, sì di dentro come di fuora, la

quale si ritrova in piano, in linea retta con il braccio disteso, in quell’istante si caverà &

stringerà caminando innanzi; & occorrendo di havere a cavare per stringere di dentro, si

porterà nella cavatione il piè destro innanzi, piegando il corpo verso le tue parti destre, con

il portare la mano sinistra vicino alla destra & passando poi con il piede sinistro si ferirà di

quarta di punta nel petto; & dovendosi cavare per stringere di fuora si porterà similmente il

piè destro innanzi, con la piegatura del corpo verso le tue parti sinistre & passando con il

piede sinistro si ferirà di seconda nel petto. Avertendo di più che le seguenti figure mostrano

di stringere di fuora la spada con la terza, però terrai l’ordine nel guadagnar la spada

all’Aversario, come di sopra si è detto.

 

52

FIGVRA CHE FERISCE

CON IL SCANSO DEL PIE’ DRITTO

VICINO ALL’ORECHIA.

Havendo la figura segnata C. stretto di fuora la figura segnata B. & essa figura

cavando per ferire di quarta la figura segnata C., l’istessa figura notata C. la ferisce con lo

scanso del piè dritto traversato di fuora dalla spada sua nella faccia vicino all’orecchia.

Tuttavia non mancherò di dire che se B. fusse stato persona pratica, haverebbe cavato la

spada per finta, con la vita ritenuta alquanto indietro e venendo C. sicuramente per ferire

con lo scanso del piè dritto traversato alla figura B., B., afrontando la spada nimica per di

fuora, calando la punta in seconda e passando con la gamba manca in un medesimo tempo,

lo ferirebbe nel fianco, dando di piglio alla mano della spada.

 

53

FIGVRA CHE FERISCE DI QVARTA NELLA GOLA

COL PIE’ MANCO DI PASSATA.

Havendo la figura segnata C. stretto di fuora la spada alla figura B. & l’istessa

figura B. cavando per dare una stoccata nella faccia alla figura C., C. la ferisce nel cavar di

quarta di passata nella gola o nella faccia, come mostra la figura; ma se B. fosse stata persona

pratica, haverebbe cavato la spada per finta con la vita ritenuta alquanto indietro, &

venendo C. sicuramente per passare con la quarta, B. inquartando con lo scanso della vita,

passando con la gamba sinistra di dietro alla destra, lo ferirebbe nel petto.

 

 

54

FIGVRA CHE FERISCE DI QVARTA

CON LO SCANSO DELLA VITA, PORTANDO

LA GAMBA MANCA INCROCIATA

Per di dietro alla destra.

Essendo stata guadagnata la spada di fuora alla figura D. dalla figura C. & cavando

D. per dare una punta nella faccia alla figura C., C. la ferisce di quarta con lo scanso

della vita, passando con la gamba manca per di dietro alla destra, incrociando, come dimostra

la figura. Ma se D. fusse stata persona pratica haverebbe cavato per guadagnar la spada

di dentro alla figura C., con la piegatura del corpo verso le sue parti destre, & havendola

guadagnata, in un subito passarebbe di piè sinistro innanzi, dandoli una punta di quarta nel

petto, o vero haverebbe cavato con un mezzo mandritto battendo la spada nimica, dando a

C. un riverso per faccia, ritirandosi in terza & così sarebbe stato sicuro.

 

55

FIGVRA CHE FERISCE DI SECONDA DI PASSATA

NELLA FACCIA, DANDO DI PIGLIO CON LA MAN

MANCAAL BRACCIO DELLA SPADA NIMICA.

Per dichiaratione delle seguenti figure, havendo stretto di fuora C. l’aversario, che

è la figura D., & l’istessa figura D. cavando per dare una stoccata alla figura C., l’istessa

figura C. para di quarta con la battuta del piè dritto la spada nimica e tutto in un tempo,

passando e voltando ben la vita, lo ferirà di seconda nella faccia, ben che questo si possa

ancor fare senza passare, ferendolo di quarta pur di doi tempi. Ma se D. fosse stata persona

pratica nel giocar di spada, quando C. cavò per parare di quarta con la battuta del piè dritto

alla figura D. D. havesse contracavato la sua spada per di fuora, lo ferirebbe di seconda

nella faccia, ritirandosi indietro in terza, seguitando in tal ritirare con la sua spada la spada

nimica & così sarebbe restato ferito C.

 

56

FIGVRE DI SPADA E PVGNALE LE QVALI

VI MOSTRANO IL MODO DI STRINGERE LA SPADA

DELL’AVERSARIO, RITROVANDOSI

IN PRIMAALTA DI DENTRO

Avertendovi che se la punta della spada nimica riguardasse verso

la tua spalla destra, la deve trovar di fuora, & il medesimo

modo terrai in guadagnar le guardie basse.

Le seguenti figure mostrano il gioco di spada e pugnale e principalmente s’insegna

il modo di stringere la spada dell’aversario, trovandosi in prima alta, avertendo che in

una figura non si possano mostrare tutti i modi distringere di fuora & di dentro, da basso e

d’alto, rimettendosi in ciò alla descritione del Lettore; avertendo solo che se la punta della

spada nimica riguardasse verso le tue parti destre lo troverai di fuora & di più che occorrendoti

a stringer le guardie basse si stringerà con la spada in linea pendiculare, sì con la

terza come con la quarta.

pendiculare: perpendicolare

 

 

57

FIGVRE CHE MOSTRANO COME CON VNA SOL

PARATA DI PVGNALE SI POSSA FERIRE IN TRE LVOGHI

Di punta, cioè nella faccia e nel petto & nella coscia.

Queste seguenti figure vi mostrano un’artificiosa maniera di ferire in tre diversi

modi, di punta, con una sol parata di pugnale, le quali si fanno così, che havendo stretto

l’aversario di quarta di dentro in qualsivoglia guardia atta a stringere di dentro, potrà cavare

per darti in duo modi nella faccia e nel petto, però havendo cavato per ferirti, pararai di

dentro con il tuo pugnale la sua spada sopra il tuo braccio dritto e nella prima occasione lo

potrai ferire alto o basso, cioè nella faccia o sotto il braccio nel petto o nella coscia, e nella

seconda solamente nella faccia e nella coscia.

58

FIGVRA CHE FERISCE DI SECONDA DI FINZIONE

NEL PETTO TRA L’ARME, CAVANDO PER DI SOPRA IL

Pugnale, & ancora potrebbe nella medesima

maniera ferire di quarta.

Trovandosi l’aversario in terza bassa con il braccio ritirato e con il pugnale innanzi,

unito con la spada, tu ti porrai incontro in terza alta, facendoli la finta in quarta alta o

nella terza medesima di fuora dal pugnale verso la faccia e mentre egli alza il pugnale per

parare e ferirti di quarta, caverai sopra il suo pugnale e, nel medesimo tempo parando di

dentro, lo ferirai di seconda nel petto.

 

59

FIGVRA CHE FERISCE SOPRA IL BRACCIO

DESTRO NEL PETTO ET LI FA CADER LA SPADA

Con la schiodatura della spada e del pugnale.

Da queste figure facilmente potrai comprendere & imparare il modo di gittare la

spada di mano, con darli anco nell’istesso tempo una punta nel petto, cioè ritrovandoti in

terza con il braccio ritirato & unito il pugnale con la spada, stando l’aversario nella guardia

istessa o nella quarta incomincerai a stringer di dentro la sua spada di quarta e lascerai calare

il tuo pugnale nel mezzo del braccio dritto in linea obliqua e cavando l’aversario per

ferirti nel petto di quarta, tu con la punta riversa lo ferirai per di fuora nella vita, alzando

alquanto il finimento della tua spada e nell’istesso tempo, parando con il piano del tuo

pugnale di fuora all’ingiù, lo condurrai abbandonare l’arme per forza.

piano: piatto

 

60

FIGVRA CHE PARA DI PVGNALE ALTO

DI DENTRO ET FERISCE DI RIVERSO NELLA

Coscia et di quarta nel petto come

dimostrano le figure

Ritrovandoti in quarta con il pugnale alto, stando il tuo aversario in qual si voglia

guardia atta a stringer di dentro, pur con la gamba dritta innanzi, incomincerai a stringerlo

di dentro in quarta e cavando egli per ferirti di quarta in faccia, tu parando di dentro con il

tuo pugnale sopra il tuo braccio dritto lo potrai ferire o d’un riverso nella coscia o veramente

d’una quarta sotto il braccio.

 

 

 

 

61

FIGVRA CHE PARA CON LA SPADA DI QVARTA

ACCOMPAGNATA COL PVGNALE

ET LO FERISCE DI QUARTA

Nella faccia o d’un riverso nel braccio, come mostra la figura.

Se per avventura tu ti trovassi in terza distesa con il pugnale al polso della mano,

stando l’aversario in qual si voglia guardia atta a stringere di fuora, incomincerai a stringerlo

con la terza medesima, hor alta, hor bassa, secondo l’occasione, senza muover però il

pugnale dal suo luogo, e cavando l’aversario per ferirti di quarta o di seconda, parando in

quarta con la spada accompagnata dal pugnale, lo potrai ferire come vedi, o di riverso nel

braccio o d’una quarta nella faccia.

 

FIGVRA CHE FA LA FINTA SOPRA IL PVGNALE

ET ALZANDO L’AVERSARIO

PER PARARE LA MEDESIMA,

lo ferisce cavando la spada per di sotto di quarta nel petto.

Trovandoti in terza distesa con il pugnale al polso della mano, stando l’aversario

con la quarta bassa, con la spada ritirata e con il pugnale alto disteso, incomincerai a fare la

finta sopra il suo pugnale pur di terza, riserbando il pugnale nel suo luogo, parando egli in

su con il pugnale, volendoti ferire nell’istesso tempo di quarta o di seconda, cavarai di sotto

e parando insieme la sua botta lo ferirai di una quarta nel petto.

63

FIGVRA CHE PARA COL PVGNALE SOTTO IL SUO

BRACCIO DESTRO ET FERISCE

DI SECONDA NELLA FACCIA,

Sì anco di uno stramazzone riverso nel braccio della spada.

Ritrovandosi in terza bassa o alta, con il pugnale al polso della mano, stando l’aversario

in qual si voglia guardia accomodata a stringer di fuora, incomincerai a stringer di

fuora di terza alta o bassa, secondo l’occasione alzando il pugnale, e volendo egli cavare

per di dentro & tirar di quarta o di seconda, tu, parando con il pugnale in giù sotto il braccio

della tua spada, li tirerai un stramazzone per il braccio, o vero lo ferirai di seconda nella

faccia, come si dimostra.

64

FIGVRA CHE FERISCE SOPRA IL PVGNALE

DI SECONDA NELLA SPALLA SINISTRA, MENTRE CHE

L’aversario cerca di guadagnarli la spada di fuora.

Se tu ti trovasse in terza distesa con il pugnale in linea obliqua, sopra il cominciamento

del forte della tua spada, stando l’aversario nella guardia istessa, venendo egli a

stringere di fuora pur di terza, cavarai e batterai di quarta con la tua spada tutt’a un tempo

la sua, e parando subito con il pugnale la spada già calcata lo ferirai nell’istesso tempo di

sopra al suo pugnale nella spalla sinistra.

65

FIGVRA CHE FERISCE DI SECONDA SOPRA

IL PVGNALE DI FINTIONE NELLA SPALLA SINISTRA

Parando egli con il suo pugnale di su in giù,

sotto il suo braccio destro.

Essendo tu in terza o in quarta con il braccio ritirato, con il pugnale al polso della

mano, stando l’aversario in quarta con la spada ritirata & il pugnale alto disteso gli farai la

finta di sotto al suo pugnale, alzando il tuo e parando egli con il pugnale in giù verso le sue

parti sinistre, caverai nell’istesso tempo sopra il suo pugnale: parando in dentro la spada

nimica di sotto al tuo braccio dritto, lo ferirai di seconda sopra il suo pugnale.

66

FIGVRA CHE FERISCE DI PASSATA DI PVNTA

IN FALSO DI SOTTO IN SV TRA L’ARME NEL PETTO,

Parando col suo pugnale sopra il suo braccio destro,

stringendo ben l’arme insieme.

Ritrovandosi l’aversario in terza con ambidue le armi distese in linea obliqua, sì

che la punta della spada nimica guardi alla tua spalla dritta e quella del pugnale la sinistra,

ti metterai all’incontro in terza con la punta della spada bassa e con il pugnale alto, piegato

la vita quanto sia possibile verso le tue parti sinistre, e volendo egli avvicinarsi per stringerti

o per altro suo disegno, passarai con il piè manco nell’istesso tempo verso le sue parti

destre e, parando con il pugnale per di dentro sopra il tuo braccio dritto, li caccerai una

punta in falso di sotto in su tra le sue armi, o vero con tutte due l’armi, cavando con la

spada di sopra, li calcherai la spada, ferendolo di terza in un medesimo tempo.

67

FIGVRA CHE FERISCE DI QVARTA NELLA GOLA

SOLO CON AFALSAR LA SPADA

ET ABASSAR IL PVGNALE

Per parata, mentre l’aversario cava di spada & cerca

col pugnale per parare.

Trovandosi l’aversario in terza alta con il pugnale traversato & unito al cominciamento

del suo forte della sua spada, alquanto obliqua, lo stringerai con la terza di fuora con

il pugnale alto e, cavando egli di sotto, aiutandosi a parare con il pugnale di su in giù verso

le tue parti manche, in un tempo cavando sotto al suo pugnale lo ferirai di quarta nella faccia

o dove ti torna più comodo.

68

FIGVRA CHE FERISCE DI QVARTA PER DI SOTTO

IL PVGNALE NEL PETTO, PORTANDO INDIETRO

La gamba dritta e parando con il pugnale alto, mentre

che l’aversario passa con la sua gamba innanzi

per ferire di seconda sopra il pugnale.

Stando l’aversario in terza bassa, ti metterai incontro in terza alta con il pugnale

unito, traversato sopra il tuo forte e venendo egli di passata a ferirti di seconda di sopra il

tuo pugnale e parando largo con il suo, tu solo con ritirare la gamba dritta indietro, &

alzando egli il suo pugnale per parare, caverai di sotto il suo, portando bene innanzi la vita,

come mostra la figura, lo ferirai di quarta.

69

FIGVRA CHE FERISCE DI SECONDA SOPRA

IL PVGNALE NEL PETTO, MENTRE CHE L’AVERSARIO

Passa col piè manco per ferire, solo con ritirare nel suo

venire la gamba dritta indietro & parando col

pugnale sotto il suo braccio destro.

Ben che l’aversario si trovasse in quarta con la spada ritirata e bassa e con il

pugnale disteso alto e largo, ti metterai incontra in quarta con il braccio disteso & il pugnal

alto, e movendosi egli di passata a parar la tua spada di su in giù per ferirti di seconda, ritirando

tu la gamba dritta a dietro pararai con il pugnale in giù verso le tue parti destre &

caverai la tua spada sopra il suo pugnale: lo ferirai di seconda.

70

FIGVRA CHE FERISCE DI VNA PVNTATRA

L’ARME NEL PETTO, CAVANDOLA PER DI SOPRA IL

Pugnale mentre che l’aversario stava in guardia larga

& lascia arrivare il nemico a misura.

Ritrovandosi l’aversario in quarta con il braccio ritirato e il pugnale alto, dritto e

largo e con il braccio disteso, te li farai incontro in terza distesa, con il pugnale traversato

innanzi al petto & avvicinerai di fuora al suo pugnale, fermandosi egli pure nella sua guardia;

& arrivato che sarai con la punta della tua spada pari al suo pugnale, caverai di quarta

di sopra, portandoli una stoccata lunga nel petto.

71

MODO DI ADOPERAR LA SPADA E CAPPA

Afine che questa materia della cappa meglio s’intenda, non sarà forse fuor di proposito

dichiarare alcuni termini che con essa usar si devono. Dicovi adunque che havendo

la cappa a torno, si lascierà calare giù dalla spalla destra per infino al mezzo del sinistro

braccio, & poi volgendo la man manca per di fuori, avviluppando sopra il braccio la detta

cappa, ponendosi con essa in terza o in altra guardia, come vi piacerà. Quanto poi al passeggiare,

si terrà quell’ordine che si tiene con la spada e pugnale, per essere un medesimo

andamento, eccetto che nel parare per la differenza, poichè la cappa si puol tagliare e forare,

il che non avviene al pugnale. Et ritrovandoti in terza, come di sopra, all’incontro al tuo

aversario, & che egli ti tirasse di mandritto per testa, tu nell’istesso tempo passerai innanzi

con il piè manco, parando con la cappa nel forte della spada nimica, spingendoli nel petto

una punta; si può ancora parare il detto colpo di prima con la spada in guardia di testa

accompagnata dalla cappa, raccogliendo in quel tempo il piè sinistro appresso il destro &

subito andare col destro innanzi e volgere un mandritto per testa o per gamba; ma quando

fosse tirato o mandritto o riverso per gamba, si tirerà alquanto indietro il piè destro & se

sarà mandritto se li darà un riverso nel braccio della spada, & se sarà riverso se li darà un

dritto pur nel detto braccio; ma il vero parare sarà parare con la spada e poi nel ferire andare

accompagnare la spada con la cappa, con urtar la spada nimica, & così si ferirà sicuramente.

Di più dico che le seguenti figure dimostrano il modo che si deve tenere a guadagnar

la spada all’aversario, in spada e cappa, di dentro.

72

FIGVRA CHE FERISCE DI CONTRACAVATIONE

DI QVARTA NELLA FACCIA, PARANDO COL BRACCIO

Della cappa la spada nimica in fuora, mentre che

l’aversario cavò la sua spada per ferire di punta.

Stando il tuo aversario in quarta con la spada distesa e alta, ti darai a stringerla di

quarta di dentro con il braccio della cappa sotto il tuo forte: volendo egli cavare per ferirti

di punta in qual si voglia modo, parando con la cappa in su, in fuora dalle tue parti sinistre,

e contracavando di quarta, lo ferirai nella faccia o dove ti tornerà più comodo.

73

FIGVRA CHE FERISCE DI STRAMAZZONE

RIVERSO NELLA FACCIAAL MANCINO, ET LO POTRA’

Ancora ferire di seconda nel petto o vero di una quarta per

di fuora della spada nimica, nel cavare che

fa la punta per ferire.

Ritrovandosi l’aversario, che sarà sinistro, in quarta con il braccio disteso, incomincerai

a stringere di dentro con la terza, con il pugnale alto, la sua spada, & cavando egli

per ferirti di seconda nella faccia, lo potrai ferire in tre maniere, prima abassando solo il

pugnale e parando la sua spada lo ferirai di stramazzone riverso nella faccia, o vero di

seconda nel petto, avvertendoti però che nel suo cavare sarebbe meglio ferirlo di quarta di

spada sola di fuora.

74

FIGVRA CHE PARA PER TESTA CON LA PVNTA

DELLA SPADAALTA ET CON IL PVGNALE INCROCIATO

Per di dentro la sua spada nel forte, sì che l’istessa potrà

ferire in due maniere, prima di una punta nella faccia, o vero

di un riverso per gamba.

Harei certamente fatto torto a me medesimo se così nobil parata, o vero difesa, io

non vi havesse discoperto, la qual difende, salva, così nobil parte della vita; però in quest’occasione

vi appongo le seguenti figure, delle quali una si trova in prima e l’altra in

quinta, & di quinta sol con alzare il braccio & voltando la mano in quarta, crescendo il

passo sarà andato a guadagnar la spada di dentro all’aversario, & il nemico, cavando di

giro per di sotto la spada nimica, harà tirato un dritto fendente all’istesso, ma il medesimo,

sol col voltare la mano in seconda con la punta alta, mettendo il pugnal di dietro nel forte

della sua spada, potrà ferire l’aversario sicuramente in doi luoghi, di punta nella faccia e di

taglio nelle gambe, come ben dimostrano le doi linee descendenti dalla punta della spada,

che una cala nella testa e l’altra nella coscia.

75

FIGVRA CHE FERISCE DI PVNTA DI TERZA

NELLA COSCIA ET COL PVGNALE NELLA VITA,

Mentre che l’aversario cava il riverso per gamba

per ferire.

Perchè ad alcuni, vedendo questa figura ferita con la spada & anco con il pugnale,

li parrà forse difficile, tuttavia provando l’istesso modo li riuscirà facile per dichiaratione;

dunque dico che trovandosi l’aversarij ambi dui in quarta con il filo dritto delle loro spade

che si toccavano & le punte dell’istesse ogn’una di loro si guardava la faccia dell’aversario,

fu sforzato il medesimo, calcando con la spada sua la spada nimica, sì che sentendo l’aversario

calcare si rivolse a voltarli un riverso per gamba, ma il medesimo, in un subito abassando

la spada e voltando la mano in terza, passando con la gamba sinistra innanzi, lo ferisce

parando con la spada & anco col pugnale, come mostra la figura.

76

FIGVRA CHE PARA IL STRAMAZZONE RIVERSO

CON LA SPADA ET CON IL PASSARE IN VN SVBITO COL

Piè sinistro innanzi, dandogli una pugnalata sotto il braccio,

dentro nella poccia.

Perchè si fa gran conto, quando l’aversario tira una punta, pararla col pugnale, sì

di dentro come di fuora, & voltare uno stramazzone riverso nel braccio della spada nimica,

sì che tirando tu una punta al tuo aversario ti fosse parata per di dentro, verso le tue parti

sinistre, & ti voltasse il detto stramazzone, tu parerai con la spada di terza per di fuora, passando

in un subito con la gamba sinistra innanzi, mettendo il tuo pugnale sopra la spada

nimica, lo ferirai di seconda di punta nel petto. Ma per dichiaratione delle seguenti figure,

dico che ritrovandosi l’aversario in terza col pugnale nel forte della sua spada & l’altro

nella settima guardia, col braccio del pugnale disteso innanzi & con la spada alquanto

bassa e ritirata a sè, la medesima essendo a misura, gli harà tirato una punta sopra il suo

pugnale; & il nimico, parando in fuora verso le sue parti sinistre, li risponde di stramazzone

riverso, ma la medesima, in quell’istante parando di quarta e passando col piè sinistro

innanzi, lo ferisce di pugnale, come mostra la figura, e volendo ritornare indietro ritirerà la

detta gamba sinistra, voltando nell’istesso tempo un riverso nel braccio della spada a l’aversario,

ritornando ne l’istessa guardia.

77

MODO DI SAPER BEN VALERSI DELLA ROTELLA

RITROVANDOSI A FRONTE CON UN’ALTRA ROTELLA.

Essendo che bene spesso avviene che l’arme proprie fanno guerra a chi delle

medesime non sa ben servirsi, però ho giudicato non esser fuor di proposito di accennare

alcuni particulari della rotella, come arme periculosissima a quelli i quali nella medesima

non hanno fatto qualche sorte d’esercitio; e per tanto è d’avvertire che la Rotella si deve

tenere imbracciata con il braccio sinistro alquanto curvo, di modo che guardi alquanto

verso le parte tue sinistre, ma non tanto curvo che impedisca l’occhio, chè non possa scorgere

qual si voglia parte dell’inimico; & ciò fatto, volendo andare a ferire, ritrovandosi

però il nimico con la spada distesa innanzi in guardia stretta, si dovrà prima stringere la

spada nimica di dentro o di fuora, secondo l’occasione, & poi crescendo con il passo sinistro

urtare con la rotella nella spada già guadagnata & ferire di terza, di polso, con la punta

ascendente. Ma se occorresse che l’inimico si trovasse in guardia larga & che li fusse tirato

dritto o riverso per gamba, si dovrà parare col falso, sì il dritto come il riverso, & poi

rispondere di taglio all’aversario nelle gambe; ma se a caso li fosse tirato di punta o di

taglio alla volta della faccia o della testa, si potrà parare con la Rotella, quando però venghi

il taglio o la punta senza finzione. Ma per assicurare dalla finta, essendo che la Rotella è

grave, chè non si potrebbe essere con quella prestezza a parare che si farebbe con targa o

brocchieri, però si avvertirà di non parare in alcun modo con la Rotella, poichè la medesima

figura volendo parare una punta, la quale li viene tirata dall’aversario per di fuora della

sua Rotella, il medesimo volendo parare gli bisogna per forza turare la vista &, così impedita,

in quell’istante l’inimico harà havuto commodità di passare col piè sinistro innanzi e

ferire, senza esser visto il moto della sua spada, nel petto o vero a piè del corpo, come

dimostrano le figure. Ma la medesima si pararà di seconda o di quarta, secondo l’occasione,

con la spada e poi, crescendo con il passo sinistro, urtare con la Rotella la spada nimica:

si ferirà di terza di punta ascendente & così sarà più sicuro.

78

FIGVRA CHE FERISCE SOTTO LA ROTELLA

MENTRE CHE L’AVERSARIO CERCA CON L’ISTESSA

Rotella parare per ferire di punta nel petto.

Per gl’inganni e finte che si trovano nell’Arme, bisogna star molto attento quando

un si trova alle mani col suo nimico, sì che per dichiaratione delle seguenti figure vi dimostro

come il parare il più delle volte è nocivo, quando però si para e non si risponde nell’istesso

tempo, sì che ve lo dimostro ancora in questo fatto di Rotella: essendo che uno di

loro si trova in quinta col braccio pendiculare & con la punta della spada bassa, con la

Rotella innanzi al petto, & il nimico si trova in sesta con il braccio della rotella disteso

innanzi e con la spada alquanto indietro, sì che la medesima, se li sarà accostato a misura,

tirandoli una punta fuor della Rotella per la faccia, & lui alzando la Rotella per parare si

sarà offuscato la vista & l’istesso, afalsando la spada per di sotto la Rotella, lo ferisce di

quarta nel modo che mostra la figura. Ma se lui fosse stato persona pratica, quando l’aversario

li tirò la punta per la faccia, harebbe parato distendendo il braccio della Rotella &

passando con il piè sinistro innanzi, in un subito col piegare il corpo e la testa verso le sue

parti destre, dandoli una punta per il petto; o vero quando l’aversario tirò la punta, havesse

parato con la spada di quarta, & in un istante passando con il piè sinistro innanzi & urtare con

la Rotella la spada nimica, lo ferirebbe di terza di punta ascendente nella vita, & così sarebbe

stato sicuro.

79

D’ALCUNI TERMINI DEL TAGLIO

Havevo fra me stesso risoluto di appresentarvi alcune figure che vi

mostrassero il modo di coltelliggiare, sì del parare come del ferire & in quest’attione

mostrarvi molti effetti, ma considerando che quello che potevo

fare con le figure, possolo ancor fare con questi pochi d’avertimenti che vi

propongo; cioè che ritrovandosi l’aversario in terza o in quarta, chè la punta

della sua spada guardasse per mezzo della tua vita, tu te li metterai incontro

in quarta, con la punta della tua spada alquanto alta & traversata verso le tue

parti destre, e accostandoti alquanto verso la spada dell’aversario gli tirerai

un dritto nella spada, accompagnato con un riverso fendente per faccia; per

il contrario, quando il nimico volterà un riverso per faccia, tu passarai

parando con il tuo pugnale in guardia di faccia sopra il tuo braccio destro,

dandoli una punta di terza nel petto; o vero, parato che haverai, passando

come di sopra, li potrai dare un dritto per gamba; di più potrai parare il

detto riverso, con la spada di quarta, come mostra quella figura che ferisce

col pugnale sotto il braccio dell’aversario, & passando e parando col pugnale

si ferirà con un riverso alle gambe, o vero con il pugnale allo stesso modo

nella poccia; di più ti potrai ancor mettere in quarta con la punta della spada

bassa, mostrandoli alquanto la vita, e venendo egli per di fuora a tirarti una

punta, tu parerai col falso della spada in su, dandoli un dritto per faccia, o

vero una punta nel petto; ma se l’aversario venisse a te per batter la spada,

sì di dentro come di fuora, farai così: se lui tira un dritto alla spada, tu nell’istesso

tempo gli volterai un riverso per faccia, e se lui tirasse un riverso

alle parti di fuora per batter la spada, tu nell’istesso tempo gli volterai un

dritto per la faccia: avertendovi che la parata del dritto, come del roverso

per testa si parerà nel medesimo modo che mostra quella figura che para

con la spada incrociata con il pugnale de dietro, nel forte della spada, la

quale ha due linee, una scende alla faccia & l’altra alla coscia; e venendo

occasione che l’aversario ti tirasse o dritto o riverso alle parti da basso,

parerai di seconda con la punta della spada bassa, e se sarà dritto parerai e

caverai di filo sopra la spada nimica, mettendo il tuo pugnale sopra la detta

spada, dandoli un riverso per il braccio, e se sarà riverso pararai in fuora

nell’istesso modo, dandoli una punta nel petto, mettendo però il pugnale

nell’istesso tempo sopra la spada dell’aversario; e questo è quanto intorno a

ciò mi occorreva dire.

80

MODO SICVRO DE DIFENDERSI DA OGNI

SORTE DI COLPI CON VNA PARATA

Di riverso e ferir sempre d’imbroccata.

Volendo por fine a questa mia opera, non mi è parso fuor di proposito

sigillarla con questo mio breve discorso, quale solo consiste in dimostrar

la virtù & l’attione della prima e quarta guardia, ritrovandosi nella prima

l’offesa & nella quarta la difesa, principio e fine di qual si voglia onorata

briga; atteso che la quarta difende di qual si voglia colpo risoluto o inresoluto

& la prima offende l’aversario, & però è necessario dire (per essere ambidue

fidelissime compagne) che il principio de l’una sia il fine dell’altra, &

così senza principio e fine vadino principiando e finendo, poichè la prima

incomincia da alto & finisce in quarta alquanto bassa, & questo per due

ragioni: prima, perchè se l’aversario tirasse di punta o di taglio, passando

alquanto con il piè sinistro nel parare, con un riverso verso le parti destre

dell’aversario, spingendo il piè destro può ferire d’imbroccata nel petto, e

con tal fine si ritorna nella guardia quarta; seconda perchè l’aversario non

puole offendere se non le parti destre, quali facilmente con l’ascendente di

detta quarta vengono difese, dimostrando però in tali attioni ardimento nella

faccia, occhio presto in conoscere le parti scoperte e coperte dell’aversario,

fortezza e prontezza nelle gambe, braccia e mani, prontezza nel parare e

ferire & agilità nella vita; e questa è la natura della prima e quarta guardia.

parso: pare

sigillarla: concluderla

briga: contesa